Il cambio di algoritmo di Instagram dopo i sospetti sulla scarsa diffusione dei contenuti pro Palestina

Verrà data nuovamente importanza alle stories che ripropongono contenuti di altri

31/05/2021 di Gianmichele Laino

La questione palestinese e i recenti scontri con Israele che hanno provocato 230 vittime hanno fatto emergere un problema molto grave per quanto riguarda il funzionamento dei social network. Le immagini pubblicate dai palestinesi trovavano una eco di risonanza sempre minore rispetto a tutti gli altri contenuti proposti sulle reti sociali. Il motivo? Questioni di algoritmo probabilmente. La questione ha investito, oltre che Facebook e Twitter, anche l’algoritmo Instagram, con una inevitabile polemica che è stata sollevata da alcuni account influenti che hanno alzato l’attenzione su questo tema.

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Algoritmo Instagram cambiato dopo le proteste legate alla Palestina

Il 6 maggio diversi attivisti palestinesi si sono visti limitare la portata dei propri contenuti. In quella circostanza, Adam Mosseri, il numero uno di Instagram, aveva ammesso l’errore, ma aveva anche garantito che si trattava di un bug facilmente risolvibile. In realtà, per tutti i giorni successivi, la portata dei contenuti legati alla causa palestinese e pubblicati su Instagram è stata ritenuta ridotta rispetto ad altre tipologie di contenuto. Cos’è successo?

In generale, secondo alcuni osservatori, è il destino che capita spesso alle minoranze sui social network: alcuni dipendenti di Instagram hanno affermato al Financial Times che questa limitazione colpisce spesso i contenuti dei gruppi emarginati. Ne abbiamo parlato spesso anche noi, quando abbiamo provato a fare un po’ di geopolitica dei social network, notando i comportamenti dei social (relativamente a cancellazioni di post o limitazioni di account) di gruppi di protesta, soprattutto quando questi vanno contro l’autorità centrale dello stato di riferimento.

La questione dell’algoritmo

In realtà, secondo la posizione ufficiale di Instagram, si tratta semplicemente di un problema legato all’algoritmo: molti dei post legati alla causa palestinese altro non sono che re-post (anche nelle stories) di contenuti pubblicati da un attivista e che, magari, fanno il giro del web attraverso le condivisioni dei suoi followers. Di conseguenza, le condivisioni non rappresentano un contenuto che Instagram riconosce come originale (a differenza, ad esempio, di una stories realizzata ex novo da un altro utente). L’algoritmo Instagram predilige la diffusione di contenuti originali rispetto a quelli ripostati: come conseguenza, secondo il board del social network, i post degli attivisti hanno una visibilità minore.

Ma per ovviare a questo problema, Instagram starebbe pensando di modificare radicalmente il funzionamento della distribuzione dei contenuti. Pare, infatti, che ci sia stato un aumento dei re-post, soprattutto nell’ultimo periodo. La conseguenza è che l’esperienza attesa dall’utente sia molto diversa rispetto a quella prevista dall’algoritmo. Il social network ha pensato, quindi, di non penalizzare le stories contenenti re-post, ma di promuovere in altro modo le stories originali. Due binari paralleli, insomma, senza che la prima cosa escluda l’altra.

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