L’operazione “simpatia” su TikTok dell’esercito israeliano (mentre i social rimuovono “per errore” i post degli attivisti palestinesi)

Le operazioni militari nella striscia di Gaza vengono enfatizzate o edulcorate a seconda del filtro impiegato

13/05/2021 di Gianmichele Laino

La guerra totale rievoca uno spettro storico violento. Oggi, invece, questo modo di dire potrebbe essere applicato al mezzo che, maggiormente, interviene in questo scenario per diffonderne le immagini: l’utilizzo degli smartphone e dei social media. Su Instagram, su Twitter, ma anche su TikTok impazzano video degli scontri nella striscia di Gaza con l’escalation che continua e le vittime che, al momento, sono numerose sia tra i militari israeliani, sia tra quelli di Hamas, sia tra i civili. L’ultimo bilancio parla di 53 vittime nella striscia di Gaza, compresi 14 bambini e tre donne, di 7 vittime israeliane, compreso un bambino di sei anni. Ma intanto la guerra viene proposta su TikTok come se fosse un videogame, in primis dall’esercito israeliano.

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Israele-Palestina su TikTok, i video dei soldati

Al di là delle immagini tragiche degli scontri e dei palazzi che si sgretolano diffuse su Twitter anche dalla stampa specializzata, occorre rilevare come l’esercito israeliano (IDF) punti moltissimo su una sua immagine giovane e gentile attraverso TikTok. Negli ultimi giorni, hanno mostrato video di paracadutisti che esultavano dopo la loro marcia di esercitazione di 180 km e hanno affidato a un soldato alcune risposte da dare alle persone che chiedevano notizie sulla “situazione attuale”.

@idfofficialאחרי שבועיים וכ180 קילומטר סוף מסלול סיירת צנחנים💪🏼❤️ ##צנחנים ##סיירתצנחנים ##סיירת♬ original sound – צה”ל

Allo stesso tempo, però, il clima nella striscia di Gaza – come si evince dai numeri snocciolati prima – è tutt’altro che sereno come, invece, si evincerebbe da queste immagini girate non più di due giorni fa. Continua a postare video anche una delle più note tra le influencer in divisa dell’esercito israeliano: Yael Deri, ad esempio, continua a mostrare i suoi classici video in mimetica, con tanto di insegne dell’esercito israeliano, che riproducono canzoni o doppiano scene di film. Il tutto con hashtag #forYou e #Israel.

@yael_deri1##foryou ##israel ##🇮🇱🇮🇱

♬ AyoRemix – Tunnes Kitchen 🎈

Clima che stride, soprattutto se si considerano le denunce di 7amleh, un gruppo di attivisti che si batte per la visibilità sui social network di chi difende la causa palestinese. Questi ultimi denunciano che i post di persone che spiegavano le ragioni della Palestina in questo ennesimo conflitto armato venivano quasi sistematicamente rimossi da social network come Twitter e Instagram: «Le piattaforme di social media – hanno affermato – forniscono uno spazio importante per le comunità emarginate che non hanno altri mezzi per far sentire le loro richieste di libertà, giustizia e dignità».

Eppure, nelle ultime ore – quelle che coincidono con l’escalation – sono arrivate più di 200 denunce da parte di attivisti che si sono visti rimuovere i propri post pro-Palestina o sospendere il proprio profilo. I social network sono poi tornati sui propri passi, ripristinando la situazione.

Questo non evita che – da entrambe le parti – ci possano essere anche diffusioni di notizie incontrollate, come quelle del gruppo di israeliani che avevano iniziato a danzare e sventolare bandiere mentre un albero bruciava vicino al complesso della moschea di Aqsa. Alcuni utenti avevano affermato che quel clima gioviale era dovuto all’incendio nella stessa moschea. La fake news è diventata virale, fino a quando non si è dimostrato che l’esultanza degli israeliani era dovuta esclusivamente alla celebrazione della festa di Gerusalemme e che la moschea non è stata danneggiata. La guerra totale, lo ripetiamo, ai tempi dei social network. Con esiti, come sempre, assolutamente sbilanciati. E, in alcuni casi, grotteschi.

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