Alberto Mattioli e il raro caso di giornalista che si scusa per una frase sulla Meloni

Aveva scritto che la figlia era stata "prodotta" con il compagno

08/02/2021 di Gianmichele Laino

Nella giornata di ieri abbiamo assistito a una rarità. Un giornalista – storico – de La Stampa, Alberto Mattioli, che aveva scritto un articolo su Giorgia Meloni chiamando in causa la figlia Ginevra «prodotta con il compagno», ha chiesto scusa privatamente alla diretta interessata e pubblicamente ai lettori del giornale e a tutte le persone che, in qualche modo, si sono sentite colpite da questa sua affermazione all’interno del pezzo di analisi politica realizzato sulla leader di Fratelli d’Italia.

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Alberto Mattioli e le scuse a Giorgia Meloni

L’espressione aveva ovviamente scatenato le proteste di molti – sia vicini a Fratelli d’Italia, sia politicamente distanti dal partito della Meloni – e aveva provocato un effetto a cascata sul quotidiano torinese. La redazione aveva comunicato, attraverso un tweet, la decisione di modificare il passaggio relativo alla piccola Ginevra nella versione online dell’articolo. Successivamente, il direttore Massimo Giannini aveva precisato: «In un pur ottimo articolo su Meloni e sul no al governo Draghi, oggi su La Stampa, il nostro Alberto Mattioli usa parole inappropriate in un passaggio su sua figlia Ginevra. Ce ne scusiamo con la leader di FdI. Non è il nostro stile». 

Ma la prova definitiva di quello che, alla fine dei conti, è stato un processo virtuoso (di cui il giornalismo dei nostri giorni dovrebbe beneficiare più spesso, non fosse altro per l’utilizzo di determinati toni che spesso vanno oltre rispetto alla semplice critica politica, rientrando nella sfera più complessa dell’attacco personale o familiare) è stata data dallo stesso Alberto Mattioli che, in un lungo post su Facebook, ha chiarito la sua posizione.

«Questa mattina ho scritto alla cortesissima portavoce di Meloni per scusarmi. L’errore, e grave, c’è; la buonafede anche, nel senso che non avevo alcuna intenzione di offendere. Purtroppo una battuta (stupidina) poteva essere mal interpretata e lo è stata, nell’ambito di un pezzo che non era affatto pregiudizialmente ostile a Meloni. Ne sono seguite delle proteste legittime e una marea di insulti molto pesanti su tutti i social. Faccio questo mestiere, bene o male non sta a me dirlo, da 34 anni ed è la prima volta che mi capita una cosa del genere».

Nonostante tutto, sono arrivati altri attacchi

Peccato che, di fronte a questa ammissione di colpa e alle pubbliche scuse nei confronti di Giorgia Meloni, non ci sia stata corrispondenza con l’atteggiamento di diversi utenti sui social network che, in precedenza, avevano chiesto la marcia indietro del giornalista. A molti di loro non sono bastate le sue scuse e per questo hanno utilizzato un linguaggio violento per commentare il suo messaggio e quello con cui La Stampa annunciava la rettifica:

Esempi che la dicono lunga sul dibattito pubblico costruito intorno ai giornali soprattutto sui social network: l’errore c’è stato ed è giusto correggerlo; ma perché non avere la lucidità di accettare il passo di lato e continuare, al contrario, a seminare odio in rete?

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