Il colpo della GdF di Varese: streaming pirata, denunciati il responsabile e i 1800 “abbonati”
La situazione fotografa al meglio quello che si rischia quando si accetta di sottoscrivere il cosiddetto "pezzotto"
18/10/2021 di Redazione
Se ci fosse un caso di scuola sui rischi che corrono coloro che sottoscrivono un abbonamento pirata Dazn, Sky, Disney+, Mediaset Premium, sarebbe sicuramente quello scoperto dalla Guardia di Finanza di Varese. Il comando non soltanto ha individuato il responsabile della trasmissione in streaming – che, quindi, aveva avviato una vera e propria attività a scopo di lucro -, ma ha anche denunciato tutti coloro che avevano sottoscritto, evidentemente a prezzi per loro più vantaggiosi, gli abbonamenti pirata. A questo proposito, dunque, sono state denunciate un totale di 1800 persone, ovviamente per fattispecie diverse rispetto a colui che aveva “trasmesso” il segnale in streaming.
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Abbonamento pirata Dazn, Mediaset, Sky e Disney+: la scoperta della GdF di Varese
Ecco i due casi diversi. La persona che aveva avviato l’attività è stata denunciata per «contraffazione, violazione della proprietà intellettuale e frode informatica» davanti alla Procura della Repubblica di Milano – Sezione Reati Informatici. I suoi “abbonati” – 1800, come si diceva – hanno ricevuto una pesante multa e una denuncia per ricettazione. Il giro di sanzioni è stato decisamente costoso: i 1800 abbonati, complessivamente, pesano per circa 300mila euro totali di sanzioni, mentre la persona che aveva venduto il segnale “pezzotto” ha subito una valutazione fiscale sui proventi di questa sua attività illecita (che aveva durata trimestrale, dal 2017 al 2020) pari a 50mila euro.
Il meccanismo dietro alla trasmissione pirata e i codici identificativi per combattere il pezzotto
Funzionava così: gli “abbonati” comunicavano il Mac Address alla persona che offriva loro il pacchetto di abbonamenti e, attraverso questo codice identificativo, quest’ultimo provvedeva a girare il segnale. Non prima, addirittura, di aver avvisato i potenziali clienti che «la visione di tali palinsesti televisivi avrebbe potuto comportare loro dei rischi collegati ai diritti esclusivi di diffusione della proprietà intellettuale». Vale la pena, ancora una volta, sottolineare come la visione pirata di contenuti coperti da copyright (per assicurarsi la trasmissione di questi contenuti, le aziende coinvolte hanno dovuto sostenere costi di acquisto o di produzione molto importanti) sia un problema sia per chi distribuisce sia per chi beneficia del servizio. Con il ruolo sempre più importante dello streaming (e lo sviluppo di piattaforme come Netflix e Dazn), se da un lato può essere più semplice trasmettere un segnale pirata, dall’altro è diventata fondamentale l’azione delle forze dell’ordine per individuare il giro di illegalità che c’è dietro. Nel frattempo, le varie aziende stanno prendendo le dovute contromisure tecniche per contrastare il fenomeno: qui vi avevamo parlato del codice su Dazn, in sovrimpressione durante le partite. Non è l’unica azienda che lo utilizza e rende sicuramente più immediata l’identificazione del flusso illegale di dati.