A Giorgia Meloni non far sapere che anche in altri Paesi il green pass devi far vedere

Nell'intervista pubblicato giovedì 12 agosto su Il Corriere della Sera, la leader di Fratelli d'Italia parla della certificazione verde che, secondo lei, viene richiesta nei ristoranti solamente in Italia e Francia. Ovviamente non è così

12/08/2021 di Enzo Boldi

Va bene la propaganda e sono accettabili persino le iperboli per portare acque al proprio mulino. Ma raccontare a uno dei principali quotidiani italiani delle bufale sul Green Pass diventa un mero esercizio di ammiccamento a determinati ambienti per assorbire voti e consensi. Ma Giorgia Meloni, non nuova a speculazioni su vaccini e certificazione verde, riesce nell’impresa di offrire un quadro squarciato facendo un confronto (sbagliato) tra l’utilizzo del famoso “QrCode” in Italia (e Francia) e altri Paesi Europei.

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Ecco cosa ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia nella sua intervista pubblicata oggi – giovedì 12 agosto 2021 – su Il Corriere della Sera: «Io sono contraria all’utilizzo del green pass per accedere alla vita sociale, perché non trovo né utile né giusto che i cittadini siano sottoposti a misure che, lo ricordo, sono in vigore con queste modalità solo in Francia. In Germania, in Spagna, in Grecia non si è mai pensato di impedire di andare al ristorante a chi non avesse una certificazione ad hoc, e non a caso tantissimi turisti – penso solo ai russi vaccinati con Sputnik – hanno scelto destinazioni diverse dall’Italia. Un grave danno».

Parole che vanno analizzate nel profondo, facendo riferimento a quel che realmente accade al di fuori dei confini italiani con la certificazione verde.

Giorgia Meloni e le bufale sul Green Pass all’estero

Per farlo ci affidiamo anche a un articolo pubblicato martedì 10 agosto da Il Sole 24 ore in cui si spiega il funzionamento del Green pass fuori dall’Italia. Perché se è noto che Italia e Francia abbiamo preso decisioni molto simili, non è vero – come invece ha detto Giorgia Meloni – che in altri Paesi la situazione sia del tutto differente. Partiamo dalla Grecia citata dalle leader di Fratelli d’Italia. Sulla penisola ellenica, infatti, il green pass per accedere ai ristoranti è cosa nota (anche a molti turisti italiani che si sono recati lì in vacanza). Il governo (a differenza di quanto accade da noi) ha dato due indicazioni ai gestori di questi locali: chiedere il Green pass a chi intende consumare, oppure controllare una certificazione di avvenuto tampone (ovviamente con esito negativo.

Germania, Spagna e altri Paesi europei

Poi ci sono Germania e Spagna, gli altri due Paesi a cui ha fatto riferimento Giorgia Meloni nella sua intervista. Perché se è vero che i governi non hanno adottato una normativa centrale, deve essere necessariamente detto che tedeschi e spagnoli hanno lasciato il potere alle Regioni di legiferare sull’estensione dell’utilizzo del Green Pass. A Berlino, per esempio, la certificazione verde è necessaria per sedere all’interno di un ristorante o entrare in palestra (proprio come accade in Italia). In Galizia, spostandoci sulla penisola iberica, dallo scorso 31 luglio (quindi prima del 6 agosto, data in cui è diventata effettiva la norma nel nostro Paese) il documento deve essere presentato per poter accedere a bar, ristoranti e anche nei locali notturni. In Catalogna, invece, serve per poter partecipare a “eventi di massa”.

E non finisce qui. Perché quando si citano cose a caso, occorre andare a fondo. Perché le leader di Fratelli d’Italia ha ristretto il cerchio (mancando completamente il bersaglio, neanche di poco). Ci sorprende, infatti, la mancata citazione dell’Austria dove il certificato è obbligatorio per musei, bar, ristoranti, centri benessere, hotel e impianti sportivi. E non si parla neanche della Danimarca che ha deciso di andare per la sua strada (ha scelto di avere un suo pass interno chiamato Coronapas) in vigore – addirittura – dal mese di aprile e che deve essere esibito dal cittadino per bar, ristoranti, palestre e anche per andare dal parrucchiere.

E altrove? Proviamo a sintetizzare. In Portogallo il Green Pass è richiesto per accedere a hotel, palestre, eventi sportivi, eventi culturali e anche nei ristoranti (dal venerdì alla domenica, giorni in cui è previsto un maggior afflusso di clienti). In Olanda, invece, non c’è alcuna norma ad hoc, ma la certificazione verde è richiesta per partecipare a eventi con un alto numero di spettatori (dai 500 in su). Ristoranti, bar e pub sono aperti al pubblico (nei loro tavoli al coperto) solamente a persone in possesso del certificato in Irlanda. Un qualcosa di molto simile a quel che accade in Lettonia e in Lituania (con il vincolo del Green Pass anche per andare al cinema e al teatro, oltre che in palestra). Insomma, lo specchio della (non) realtà raccontato da Giorgia Meloni è infranto.

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