Dal complotto sui vaccini a quello sui tamponi: la card social (tutta sbagliata) di Giorgia Meloni

Il testo di un passaggio della sua intervista a La Stampa è stato condiviso sui social dalla leader di Fratelli d'Italia. Oltre al controsenso sulle case farmaceutiche, la deputata confonde la diagnosi di infezione dalla prevenzione della malattia

09/08/2021 di Enzo Boldi

Una doppietta, quasi olimpica, racchiusa in una sola card social. A guadagnare la medaglia d’oro in tema di complotti è Giorgia Meloni che, estrapolando alcuni suoi pensieri pronunciati nel corso di un’intervista a La Stampa, è riuscita nell’impresa di dire due pesanti inesattezze per ammiccare – ancora una volta – a quella minoranza rumorosa di No Vax (ora evoluti in No Green Pass) e scettici sul vaccino anti-Covid. Il tema non è solo quello dell’immunizzazione, ma anche quello dei tamponi. Ovviamente la descrizione del tutto è fuorviante e contraddittoria (sì, contraddice anche se stessa).

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«Il governo mi ha risposto che non si può fare il tampone gratuito perché è un disincentivo alla vaccinazione, ma se il tampone ai fini del contenimento del contagio ti dà una maggiore sicurezza rispetto al vaccino, allora mi chiedo: ma l’obiettivo della campagna del governo è fermare il contagio o vendere i vaccini? Che facciamo, il marketing delle case farmaceutiche?». Questo è quanto compare in una card pubblicata sulla pagina Facebook ufficiale della leader di Fratelli d’Italia.

Giorgia Meloni, la doppietta complottista in una card social

Di surreale, in realtà, c’è solo la narrazione di Giorgia Meloni. Non entriamo nel merito della decisione del governo di non rendere gratuiti i tamponi per diagnosticare l’eventuale infezione da Sars-CoV-2 (e dalle sue varianti), perché è una valutazione soggettiva presa da chi è alla guida del Paese. Proviamo, però, a scandagliare al meglio le parole pronunciate dalla leader di Fratelli d’Italia. Innanzitutto, questo è il macro-tema della sua card social, la deputata ammicca alle strambe teorie che viaggiano sui social e nelle chat dei No Vax: il vaccino e le case farmaceutiche.

Secondo la “domanda” fatta da Meloni, infatti, il governo starebbe facendo del marketing in favore di queste ultime. Ma manca un nesso logico: Chi è che sta producendo e commercializzando i tamponi (molecolari e antigeni)? Ovviamente le case farmaceutiche, quel macro-comparto in cui rientrano anche le aziende produttrici e distributrici dei vaccini anti-Covid. Inoltre, se la campagna di immunizzazione è completamente a carico dello Stato.

La “difficile” differenza tra diagnosi e prevenzione

Una verità lapalissiana che porta alla doppietta di Giorgia Meloni. Perché la leader di Fratelli d’Italia (come quando si parla delle cure per superare il Covid) mette sullo stesso piano tamponi e vaccini. I primi, come ovvio e noto, servono a diagnosticare l’infezione; i secondi a evitare l’infezione e, in particolare, a scongiurare la malattia (e i dati dimostrano l’efficacia soprattutto su quest’ultimo aspetto). Si viaggia, dunque, su due piani differenti: l’immunizzazione serve per prevenire, il tampone a diagnosticare. Senza vaccino c’è un più alto rischio di infettarsi e di far esplodere la malattia (Covid) nella forma più violenta. Con un tampone si vede se si è stati infettati e se si è a rischio di una forma grave di Covid. Un filo logico per molti, ma non per tutti.

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