Il Garante ve lo ribadisce: «Non condividete green pass, dati leggibili da altre app diverse da Verifica C19»

In seguito alle segnalazioni degli ultimi giorni, l'autorità ha nuovamente diffuso un appello attraverso i suoi canali social

12/08/2021 di Gianmichele Laino

È il secondo avviso, quello che dovrebbe dare una svegliata generale a tutti, sia ai privati cittadini che – ingenuamente – condividono il proprio QR Code sui social network, sia agli organi di informazione che – nelle ultime ore – hanno dato prova di non avere una particolare attenzione per la condivisione di uno strumento che, lo sottolinea anche il Garante, potrebbe dare accesso a una serie importante di dati personali sensibili. Il Garante della Privacy ha twittato per la seconda volta in poche settimane sullo stesso argomento, condividendo ancora l’appello affinché non vengano pubblicati i QR Code del green pass in piattaforme visibili a tutti.

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Garante privacy sul green pass: «Stop alla condivisione»

«Molte le segnalazioni di queste ore sul green pass – scrive il Garante su Twitter -. Ricordiamo che il QR code della propria Certificazione Verde e di quella altrui è personale e che pertanto non va condiviso in rete. Il QRcode contiene infatti informazioni personali e sanitarie. Questi dati non sono visibili nel momento in cui viene richiesto di mostrare il Green Pass, ma sono potenzialmente leggibili attraverso app diverse da VerificaC19. Il QRCode deve essere esibito solo a pubblici ufficiali e persone autorizzate a richiederlo per le attività previste dalla legge. Ricordiamo infine che la verifica del Green Pass non comporta in alcun caso la raccolta dei dati personali dell’intestatario». 

Il riferimento è senza dubbio ai tanti utenti che condividono queste informazioni sui social network, ma è anche a tutti gli organi di informazione che inquadrano i QR Code e li rendono, così, facilmente scansionabili anche ai malintenzionati che stanno frequentando, in questi giorni, il mercato nero dei green pass. Non solo: l’autorità di garanzia sottolinea anche un altro aspetto fondamentale: chi condivide i QR Code mette a serio rischio i propri dati sensibili che, a differenza di quanto avviene con Verifica C19 che limita la lettura al nome, cognome e data di nascita, possono essere incamerati attraverso l’utilizzo di altri software e applicativi. Così riusciamo a capirlo, almeno?

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