Zuckerberg è stato citato direttamente in giudizio per le responsabilità nello scandalo Cambridge Analytica

Prosegue nel suo intento l'attorney general Karl A. Racine

23/05/2022 di Redazione

Tira dritto l’attorney general di Washington, Karl A. Racine. È lui che si è convinto delle responsabilità personali di Mark Zuckerberg per quanto riguarda lo scandalo di Cambridge Analytica, a cui abbiamo assistito nel 2018. È lui che adesso, con una mossa attesa, ha citato in giudizio il fondatore di Facebook e CEO di Meta per le accuse di abuso di dati e per aver dato informazioni scorrette agli utenti del social network circa l’utilizzo di questi stessi dati personali. Fino a questo momento, lo si ricorda, nessuno in Facebook è stato coinvolto in una responsabilità personale per quanto accaduto con la fuga di dati gestiti dalla società di analisi dei dati sul web. Ora, l’azione del procuratore generale sembra essere improntata direttamente a individuare un punto d’origine rispetto alla vicenda che ha fatto scoprire agli utenti dei social network l’importanza dei dati personali e il loro valore (anche politico) per le società che li gestiscono. Zuckerberg a giudizio, dunque. E cerchiamo di capire perché.

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Zuckerberg a giudizio per Cambridge Analytica, la decisione del procuratore generale

Secondo la teoria del procuratore generale, Mark Zuckerberg avrebbe avuto delle responsabilità dirette nell’utilizzo dei dati da parte di Cambridge Analytica: la società – lo si ricorda – li aveva impiegati per fare un targeting molto preciso dei possibili elettori di Donald Trump, al momento della sua elezione a presidente degli Stati Uniti. In quella circostanza, il mondo scoprì come i dati sui social network potessero essere in grado di condizionare gli assetti politici. Le parole del procuratore generale sono state decisamente chiare: «Questa violazione della sicurezza è senza precedenti e ha esposto decine di milioni di informazioni personali di americani. Le politiche di Zuckerberg hanno consentito uno sforzo pluriennale per fuorviare gli utenti sull’entità della condotta illecita di Facebook». Per anni, in diverse circostanze, Mark Zuckerberg ha negato qualsiasi coinvolgimento di Facebook nell’affare Cambridge Analytica: il fondatore del social network più famoso al mondo ha sempre detto che la sua società era stata parte lesa nella vicenda.

Si tratta di una tappa in una storia giudiziaria molto lunga: già lo scorso anno, le accuse del procuratore generale erano state rispedite al mittente perché ritenute non molto approfondite. Ora, si apre una nuova fase: nella versione del procuratore, Zuckerberg conosceva la conseguenza dell’apertura di risorse di Facebook a terze parti (come nel caso della società Cambridge Analytica) e che nello specifico, il CEO di Facebook, sapeva che gli utenti sarebbero stati danneggiati.

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