La mossa degli Stati Uniti che dovrebbe facilitare l’arrivo della web tax

L'amministrazione Biden rimuove il cosiddetto "porto sicuro" che sarebbe servito da approdo per le multinazionali Big Tech

27/02/2021 di Enzo Boldi

Ora c’è una data: entro la fine della prossima estate si potrebbe arrivare all’accordo per l’istituzione della famosa Web Tax che obbligherebbe le multinazionali che operano online a versare i propri contribuiti (almeno per una soglia minima che sarà stabilita in fase di contrattazione) non solo nei Paesi dove hanno la sede fiscale, ma in tutti quegli Stato in cui operano e sono attivi. Una rivoluzione copernicana attesa da anni e su cui, da diverso tempo, stanno lavorando i Paesi dell’Ocse. E l’accelerazione è arrivata con la mossa degli Stati Uniti che hanno dichiarato di voler superare la clausola del cosiddetto ‘approdo sicuro’ che ha condizionato qualsiasi tipo di trattativa.

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A riportare la notizia è stato il Financial Times che ha citato le parole pronunciate dal segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ai ministri delle finanze del G20, riassunte nel racconto fatto da un alto funzionari americano: «Non stiamo più sostenendo l’implementazione dell’approdo sicuro. Ci impegneremo fermamente per affrontare entrambi i pilastri del progetto OCSE, le sfide fiscali della digitalizzazione e una robusta tassazione minima globale». Insomma, un atteggiamento ben diverso rispetto a quello dei mesi scorsi e che rende più vicina l’introduzione di una Web Tax equa per tutti.

Web Tax, la mossa degli Stati Uniti

Le reazioni positive non si sono fatte mancare. La Francia, grande sostenitrice della Web Tax si dice ottimista: un accordo definitivo tra i Paesi OCSE e le multinazionali del web potrebbe arrivare già entro la fine dell’estate. Dello stesso parere è la Germania che, attraverso le parole del Ministro delle Finanze Olaf Scholz: «Un enorme passo avanti sulla nostra strada verso un accordo entro la fine dell’estate». E già nelle prossime settimane si intensificheranno in contatti tra le parti.

Cos’è la clausola dell’approdo sicuro

Ma qual è, in concreto, la mossa fatta dagli Stati Uniti che ha portato a un’apertura che fino a qualche settimana fa sembrava essere quasi impossibile? Il governo americano ha comunicato al G20 di esser pronto a superare la clausola dell’approdo sicuro, fortemente voluta e sostenuta da Donald Trump e dalla sua amministrazione. Tutto ciò rappresentava un ostacolo alle trattative. I giganti del web, infatti, avrebbero potuto optare per una doppia possibilità: scegliere di aderire al regime fiscale concordato con l’OCSE, o mantenere lo status quo. Insomma, c’era un vero e proprio porto fiscale sicuro per sfuggire alla tassazione equa a livello globale. E ora tutto questo sembra essere stato superato. Vedremo, nei prossimi mesi, come si svolgeranno le trattative.

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