Per evitare il caos Australia, Facebook prova a giocare d’anticipo in Canada
Si cerca l'accordo con il governo Nordamericano, prima di arrivare agli estremi rimedi
25/02/2021 di Enzo Boldi
Giocare d’anticipo. Dopo la mossa, la contromossa, le polemiche e la stretta di mano (sette giorni dopo) che ha provocato un grande caos in Australia, Facebook in Canada prova a giocare d’anticipo e cerca un accordo strutturale in vista delle grandi modifiche in atto nel rapporto tra Big Tech e siti di informazione giornalistica. Perché il Paese Nordamericano sarà il secondo, dopo quello Oceanico, a inserire una legge che prevede il pagamento delle news pubblicate sui social network.
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E i modello canadese potrebbe ricalcare proprio quello australiano. Per questo motivo Facebook, come spiega The Telegraph, sarebbe tentata di proporre al governo guidato dal primo ministro Justin Trudeau un accordo, senza arrivare al braccio di ferro a cui abbiamo assistito la scorsa settimana dall’alta parte dell’Oceano. E già durante quelle giornate concitate, il ministro del patrimonio canadese Steven Guilbeault, aveva ribadito la ferma volontà del suo Paese di andare verso una regolamentazione dei compensi dei big tech nei confronti delle testate giornalistiche: «Il Canada è in prima linea in questa battaglia e facciamo parte davvero del primo gruppo di Paesi in tutto il mondo che stanno andando in questa direzione».
Facebook in Canada cerca l’accordo prima di arrivare al caos Australia
Ora la palla passa alle trattative. Di recente, infatti, il social network di Mark Zuckerberg ha annunciato un finanziamento agli editori pari a un miliardo di dollari per tre anni. Facebook in Canada potrebbe riproporre quella bozza di accordo trovato nei giorni scorsi con l’Australia, con un doppio step che parte da una fase preliminare prima di essere declinata sulle varie piattaforme. In termini semplici: i media si iscriveranno al piano governativo per richiedere l’accesso all’equo compenso (tema fondamentale e novità rispetto al resto del mondo), ma sarà poi lo stesso governo a scegliere le piattaforme digitali di riferimento. Insomma, Facebook sarebbe tirata in ballo solo in un secondo momento.
(foto di copertina: da Canva)