Ora, l’obiettivo è il voto digitale per i fuorisede

Nella giornata di ieri, in Gazzetta Ufficiale, è stato pubblicato l'emendamento che permette la raccolta firme online per i referendum

13/08/2021 di Redazione

Un decreto attuativo c’è – come, del resto, c’era l’emendamento per ufficializzare la possibilità di raccogliere firme per i referendum anche attraverso le modalità online -, il problema è effettuare gli altri passaggi senza bruciare le tappe e cercando di fare le cose per bene, in maniera sicura e protetta. Stiamo parlando del voto online per fuorisede. Il 9 luglio scorso, il ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese hanno messo la loro firma sul via libera al voto elettronico online per chi si trova fuorisede per motivi di studio, di lavoro o di salute. Questo significa che non sarà più necessario, per le persone che hanno il domicilio lontano dal loro luogo di residenza, un lungo spostamento per esercitare il sacrosanto diritto di voto. Ma questo decreto attuativo non basta, perché prima di ufficializzare il tutto saranno necessari due passaggi pratici.

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Voto online per fuorisede, cosa manca

In effetti, per testare i sistemi di voto online occorrerà per prima cosa eseguire una simulazione dal carattere non ufficiale (senza che questa sia effettivamente collegata a una vera elezione, insomma) e, in un secondo momento, fare quello che si può definire una sorta di test in produzionesperimentare la prassi del voto online per fuorisede nel corso di una vera tornata elettorale. Qualcuno ha già individuato l’orizzonte delle amministrative del 2022 (attenzione, non quelle di ottobre del 2021 che hanno sostituito, a causa dell’emergenza Covid-19, l’elezione a livello locale che si sarebbe dovuta svolgere a maggio 2021), sostenendo che il voto in presenza, vista la pandemia ancora in corso, può essere – nell’immediato futuro – un problema e che, a causa del coronavirus, potrebbero esserci ostacoli all’affluenza.

Il deputato del M5S Giuseppe Brescia, della commissione Affari Costituzionali, sta spingendo affinché la cosa possa diventare realtà concreta a stretto giro: l’investimento per dotare lo stato di una piattaforma per la votazione online sicura, al riparo da attacchi o – comunque – in grado di rispondere in maniera efficace a possibili influenze esterne, può essere sicuramente di lungo orizzonte visto che, al momento, lo stato spende circa 60 milioni di euro (è questa la cifra impiegata negli ultimi 16 anni) per i rimborsi parziali di viaggi in treno o in aereo per consentire il voto ai fuorisede. Nonostante ciò, l’Istat sostiene che il problema dei fuorisede pesi sull’affluenza per circa 3 milioni di voti.

Dopo la svolta storica sui referendum e sulla raccolta online delle firme per validare i quesiti, sarebbe effettivamente un altro passo fondamentale verso la digitalizzazione della democrazia italiana.

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