Ma stanno sperimentando il voto elettronico in Italia e noi non sappiamo niente?
Pare che esista una commissione ad hoc per istituire questo tipo di voto nella circoscrizione estera
19/11/2020 di Gianmichele Laino
Che motivo c’è di tenere nascosta una sperimentazione che, in fondo, potrebbe rappresentare anche un aspetto innovativo per la democrazia? Pare, infatti, che sia stata istituita una commissione ad hoc sul voto elettronico nella circoscrizione estera. Lo ha scoperto, in modo particolare, Fabio Pietrosanti, il presidente di Hermes, una organizzazione che si occupa di diritti digitali. In seguito a una interrogazione alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese da parte di una deputata di Forza Italia, la titolare del Viminale ha parlato per la prima volta di questa commissione. Un accesso agli atti successivo ha mostrato la sua composizione e i suoi scopi.
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Voto elettronico: è iniziata una sperimentazione in Italia?
A spiegare tutto, ci ha pensato Nicola Biondo su Linkiesta. In realtà, occorre specificare che in Italia – in tempi non sospetti, quando nemmeno il Movimento 5 Stelle era al governo – si stava già cercando di trovare uno spiraglio per il voto elettronico. Nel 2017 ricorderete il clamoroso precedente del voto elettronico per il referendum sull’autonomia in Lombardia: una macchina che – si stimava all’epoca – era costata circa 50 milioni di euro e che, in realtà, ebbe un esito davvero risibile, se non per le tante segnalazioni di disfunzioni arrivate nelle ore del referendum stesso.
Cosa deve stabilire la commissione sul voto elettronico in Italia
A quanto pare, ora, la commissione – che ha componenti scelti direttamente dal ministero degli Esteri, dell’Interno, della Giustizia e dell’Innovazione – ha l’obiettivo di valutare gli estremi per insistere su quella strada, in modo tale da predisporre una votazione di questo tipo per le prossime tornate elettorali, soprattutto nella circoscrizione estero.
L’idea suggerisce – ma è soltanto una suggestione – quella di un grande ecosistema in stile Rousseau in scala più grande. Ma bisogna prima cercare di capire a che conclusione arriverà questa commissione prima di esprimere un giudizio che ci possa far sbilanciare in una direzione o nell’altra. Certo è che il voto elettronico in altre parti del mondo non ha mai dato i risultati sperati, perché ritenuto eccessivamente vulnerabile. Anche altri Paesi che lo hanno usato in passato hanno cambiato rotta, sostenendo fermamente la necessità di tornare al cartaceo per garantire la sicurezza più totale.