Il video della campagna Non Siamo Fantasmi per chiedere il riconoscimento dei diritti delle famiglie arcobaleno
#NonSiamoFantasmi è lo slogan sotto il quale le famiglie arcobaleno chiedono diritti per i propri figli
15/01/2021 di Ilaria Roncone
Sono già ventimila le firme raccolte dopo l’avvio della campagna #NonSiamoFantasmi, iniziativa ad opera delle famiglie omogenitoriali riunite nell’associazione Famiglie Arcobaleno affinché il Parlamento approvi una norma che consenta il riconoscimento alla nascita dei bambini che hanno due mamme e due papà. Il video Non Siamo Fantasmi che è stato girato per promuovere l’iniziativa e fa parte della petizione che arriverà sulle scrivanie di Sergio Mattarella e dei presidenti delle due camere.
LEGGI ANCHE >>> L’ossessione per la sessualità di Harry Styles di cui dovremmo liberarci
Video Non Siamo Fantasmi
Il video vede protagonisti una bimba e un fantasma. La piccola si comporta con quel fantasma come farebbe con un genitore, girando con lui al parco e facendogli un regalo di Natale. Alla fine del video quel fantasma si scopre essere una delle sue mamme, quella non biologica. Seppure – così come quella biologica – la mamma fantasma l’abbia voluta e desiderata, per lo Stato Italiano l’unica genitrice e la madre biologica. Il fantasma rappresenta l’assenza totale di considerazione da parte dello Stato, che vede quei genitori fantasma senza diritti né doveri nei riguardi dei bambini che accudiscono sin dalla nascita. Questo il video con il quale si chiede di dare diritti ai bambini e doveri ai genitori.
Unioni civili si, diritti ai bambini no
Dal 2016, grazie alla legge Cirinnà, in Italia è possibile avere il riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso unite civilmente ma i bimbi frutto di queste unioni non hanno alcun tipo di diritto. Seppure inizialmente fosse prevista la stepchild adoption, alla fine non se n’è fatto più nulla e ognuno – in questi cinque anni – ha dovuto procedere attraverso battaglie giudiziarie e burocratiche isolate e il cui esito è dipeso da dove vivono. A Torino, per esempio, ci sono state storie di genitori arcobaleno che si sono visti riconoscere i diritti tramite l’adozione speciale; all’opposto, come sottolinea il presidente dell’associazione Gianfranco Goretti a Repubblica, di «una percentuale esigua, non più del 10 per cento» per la quale tutto dipende «dalle circostanze», banalmente «dal sindaco del comune dove un bambino nasce».