Come sta TRX, l’app radio che si ribella agli algoritmi (e va dritta al contenuto)

Il progetto made in rap, spiegato da Paola Zukar

22/03/2021 di Gianmichele Laino

C’è un T-Rex che è pronto ad azzannare il panorama musicale italiano. E che, se non fosse stato per questa pandemia, chissà ora verso quale orizzonte sarebbe proiettato. TRX, l’app radio made in rap (potremmo fare un bruttissimo gioco di parole e ribattezzarla la R-app), è un progetto vivo, che va avanti e macina chilometri. O, meglio, playlist. Nel dicembre 2019 è stata fondata da Paola Zukar, insieme ai mostri sacri del rap italiano: Salmo, Marracash, Fabri Fibra, Gué Pequeno, Clementino ed Ensi. Oggi, il loro spirito aleggia sulle playlist e sui contenuti che TRX propone. Molto più di una web radio, molto verticale nel suo progetto.

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TRX, lo stato dell’arte sull’app radio visto da Paola Zukar

Paola Zukar – forse è deformazione professionale – ci risponde via audio, proprio come se fosse un intervento radiofonico. Fa il punto della situazione sul progetto, sulla sua forte identificazione: «Lo stato di salute di TRX è stazionario – ci racconta -. Effettivamente, è un progetto molto ambizioso perché si appoggia su coordinate che non sono proprio quelle più tradizionali: è una app, non è una web radio, ci sono dentro diverse cose tra cui la selezione musicale fatta dagli artisti e delle interviste particolari che non trovi da nessuna parte. È un anno stazionario a causa del Covid, perché se non fosse subentrata la pandemia, avremmo potuto fare molto di più. Ma non ci lamentiamo, perché le cose stanno andando avanti».

Le coordinate sono molto chiare: stop alle imposizioni degli algoritmi. Non è il pubblico che deve condizionare l’offerta, semmai è esattamente l’opposto. TRX Radio vuole offrire suggerimenti, proposte sempre nuove al suo pubblico: «Chi ci ascolta cerca quella che gli inglesi definiscono curation, una selezione a monte fatta da persone competenti. Oggi le piattaforme in streaming offrono tutti gli artisti e tutti i generi, per non parlare delle classifiche. Buona parte del pubblico, però, dopo un po’ si stufa: vuole progetti e playlist a tema. In questo siamo molto forti: una selezione fatta solo da persone competenti sulla musica rap».

È il paradigma, quindi, che cambia. Le proposte musicali arrivano attraverso playlist d’autore. C’è sempre una firma, una faccia dietro all’offerta di ascolto. L’utente, in questo modo, riesce a entrare in contatto con l’artista, ricevendo gli input che gli vengono dati. Come se fosse un momento di confronto personale, con la musica che passa.

«Le playlist sono certificate da selezionatori competenti – prosegue Paola Zukar -: tutti e sei i soci della radio firmano le loro playlist che vanno in onda periodicamente sulla radio. In più ci sono tutte le selezioni degli ospiti che incrociamo, da Capo Plaza a Ernia, a Bassi Maestro: questo crea una forte identificazione e dà un’altra sfaccettatura alla playlist. Pur essendoci tante playlist di Apple Music e di Spotify fatte bene, son quasi tutte anonime: le nostre, invece, sono tutte firmate. E questa è la nostra garanzia che permette di ascoltare la musica in maniera più consapevole e personale. Come ha detto Marracash una volta: è come svelare gli strumenti di un professionista. Se tu ascolti la sua playlist scopri non soltanto dove ha tratto ispirazione, ma cosa gli dà gioia».

Questa cosa il mondo della musica la sta riconoscendo: «TRX non sta influenzando moltissimo il panorama musicale, ma sicuramente lo sta facendo il giusto. Tutta la scena musicale italiana sa che TRX esiste e sa cosa rappresenta. Ci vantiamo di fare playlist tematiche per il compleanno di DJ Premier, pur non essendo in classifica in questo momento, pur non essendo sui social network ogni due secondi. Per noi è molto importante un aspetto pedagogico, anche se non nel suo significato pedante: vogliamo dare il giusto peso alla musica che è venuta prima e che è ancora rilevante. I social media e le piattaforme di streaming hanno abituato il pubblico a un po’ di pigrizia, perché le cose si ripetono un po’. Per i ragazzi di oggi non è così automatico andare a scoprire quello che c’era prima: per questo sono molto apprezzati i nostri back in the days, per esempio. I ragazzi si dimostrano incuriositi dalla musica precedente a quella dei giorni nostri ed è una fantastica sensazione, anche perché TRX è nata per fare cultura e non solo musica commerciale».

Il rapporto tra TRX e i grandi giganti del web

TRX ha oltre 100mila followers su Instagram, il suo canale YouTube ha 25mila iscritti. Sono numeri che si affiancano, chiaramente, al download della sua applicazione. Ma che ci fanno capire quanto sia importante, anche per un progetto come questo, l’universo delle big companies del web: «Quella di riuscirsi ad affrancare da questi colossi è una bella sfida – spiega Paola Zukar -. Il problema è che il pubblico è tutto là, il mondo è su queste piattaforme. Quindi non è neanche ipotizzabile prescinderne. Il nostro brand esiste e noi ci lavoriamo molto; è cross-platform e puntiamo a capitalizzare sul brand TRX Radio che ha molto valore, come avrà capito chi ci segue».

Ed è un brand che va coltivato, seguito, fatto crescere. Ma con un obiettivo ben chiaro, quello del contenuto di qualità: «Si può migliorare tanto – conclude la Zukar -. C’è un ampio margine di miglioramento. Una difficoltà oggettiva è quella di trovare voci autorevoli perché ricche di conoscenza e vogliose di trasmettere questa autorevolezza. Speaker, scrittori e giornalisti devono dire cose inedite. Io credo che ci sia un appiattimento un po’ assurdo sui social media. In pochi dicono cose veramente interessanti e questo è disarmante. Mi piacerebbe trovare speaker come Tommy Kuti, rapper afro-italiano che parla di tematiche particolari con una delicatezza e con una consapevolezza davvero speciali. Il nostro progetto respira proprio in questa direzione: ho trovato persone giovanissime come Claudia Pasquini, Pierfrancesco Castellini, Carlo Cortese, Lorenzo Ferri, Giulio Bracci, Edoardo, Alessandro De Gennaro che lavorano in redazione e che vedono TRX come un’opportunità e un mezzo attraverso il quale esprimersi».

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