Trump presenta «l’accordo del secolo» sul conflitto israelo-palestinese, ma pende troppo dalla parte di Netanyahu

Il presidente Usa Donald Trump ha presentato pubblicamente a Washington quello che ha sempre definito come «l’accordo del secolo» che dovrebbe porre la parole fine al decennale conflitto tra Israele e Palestina. Al suo fianco però c’era solo Benjamin  Netanyahu, e non p un caso. L’accordo infatti, secondo quanto rilevato da diversi osservatori, pende nettamente dalla parte di Israele, tanto che il presidente Abu Mazen si è negato al telefono più volte quanto contattato dall’amministrazione Trump

Trump presenta «l’accordo del secolo» sul conflitto israelo-palestinese, ma pende troppo dalla parte di Netanyahu

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Donald Trump presenta alla Casa Bianca la proposta di intesa sul conflitto israelo-palestinese con al suo fianco Benjamin Netanyahu. Il piano di più di 80 pagine. giudicato troppo filo-israeliano, prevede diversi punti.

Cosa viene concesso agli israeliani

Per quanto riguarda i vantaggi che ne dedurebbe lo Stato di Israele, c’è il mantenimento della capitale a Gerusalemme. In più al paese governato da Netanyahu verrebbe concessa la possibilità di estendere la propria sovranità anche ai blocchi di colonie in Cisgiordania, impegnandosi a riconoscerle come legali. Queste però non sono distribuite in maniera omogena, anzi: ne risulterebbe un territorio con autorità “a macchie”. In questo modo però Israele finirebbe con l’annettere gran parte della cosiddetta Area C, ovvero quella che negli accordi di pace del 1993 venivano assegnati alla Palestina per la costruzione di un futuro Stato. Parte della Area C anche la Valle del Giordano che formalmente appartiene all’organi di autogoverno palestinese ma che Netanyahu in campagna elettorale ha promesso di annettere allo Stato Israele, che di fatto lo abita già in grande parte. Infine, nell’accordo viene anche chiesto agli israeliani di «congelare» la costruzione degli insediamenti nei territori arabi per almeno 4 anni.

Cosa viene concesso ai palestinesi

Dall’altro lato, l’accordo spinto da Trump promette ai palestinesi la possibilità di stabilire la loro capitale nei quartieri arabi di Gerusalemme, dove promette persino di aprire una ambasciata americana. Inoltre, vigerebbe l’obbligo per Israele di ritirare i propri civili e militare dalla parte est di Gerusalemme, area che la comunità internazionale ha riconosciuto come spettante alla Palestina ma occupata da ISraele dal 1967. Alla Palestina Donald Trump ha promesso che «se accettate l’intesa, la porzione sotto il vostro controllo raddoppierà» nel territorio della Cisgiordania. Si tratta di una fascia di territorio, insieme alla Striscia di Gaza, dove lo Stato palestinese ha mantenuto una certa autonomia. Israele dovrebbe concedere la costruzione di un tunnel che colleghi le due zone, visto che ad oggi passare da una all’altra è estremamente complicato. Infine ai palestinesi verrebbe garantita una porzione di territorio al confine con l’Egitto, come compensazione delle concessioni allo stato di Israele.

Le reazioni all’accordo: In Palestina Abu Mazen e Hamas proclamano «il giorno della rabbia»

Diversi osservatori hanno definito l’accordo come eccessivamente dalla parte dello Stato di Israele.  il capo della delegazione palestinese nel Regno Unito, Husam Zomlot alla Reuters l’ha addirittura paragonato a quello che assegno dei territori ai cittadini di origine africana durante gli anni dell’apartheid: «Questo non è un accordo di pace – ha dichiarato – ma una bantustanizzazione della Palestina».

L’effettiva fattibilà di questo piano non è presa molto sul serio. Complice anche la reazione palestinese, di totale chiusura. Se Israele a promesso di impegnarsi nel sedersi al tavolo dei negoziati, Abu Mazen si è negato più volte al telefono, rifiutandosi di parlare con Donald Trump. Non solo: l’accordo di Trump avrebbe favorito una sorta di unità tra Abu Mazen e Hamas, che insieme hanno proclamato per oggi «il giorno della rabbia» per protestare contro l’accordo.

(Credits di copertina: fermo immagine video conferenza Twitter The White House@WhiteHouse)

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