Come Report ha scoperto che le telecamere della Rai “comunicano” con la Cina

Sigfrido Ranucci - nell'ambito di un'inchiesta sul riconoscimento biometrico - ha fatto questa interessante scoperta proprio nei palazzi del servizio pubblico

11/05/2021 di Gianmichele Laino

Report non guarda in faccia a nessuno. Nemmeno all’azienda che ne determina la produzione e che ne permette la messa in onda. La trasmissione d’inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci, infatti, ha affrontato un tema che ci sta molto a cuore e che, da qualche tempo, stiamo cercando di analizzare in forme molto diverse: quello del riconoscimento biometrico dovuto al grande proliferare di telecamere di videosorveglianza che vengono installate nei luoghi privati come le abitazioni, ma anche in centri nevralgici delle istituzioni italiane. Sono state prese in esame anche le telecamere Rai, che Viale Mazzini utilizza per la propria sicurezza interna. La sorpresa è stata abbastanza imbarazzante, sia per Report, sia per la Rai.

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Telecamere Rai “comunicano” con la Cina, la scoperta di Report

Per far capire la pervasività di questa tipologia di controllo, Report ha condotto un esperimento sulle telecamere del circuito chiuso della Rai. Queste ultime sono fornite da un colosso cinese della videosorveglianza, Hikvision. La scoperta è stata abbastanza interessante. I giornalisti di Report si sono avvalsi della consulenza di un esperto informatico, Francesco Zorzi che ha la sua specializzazione nel campo della cybersicurezza, che ha simulato – di fatto – un attacco informatico con presenza e manipolazione umana. Il risultato è stato quello di scoprire che le telecamere e i sistemi di computer ai quali erano collegate arrivavano a comunicare con alcuni IP cinesi. Di conseguenza, ripercorrendo questo sistema di IP, le immagini filmate dalle telecamere – con tutti i relativi dati biometrici delle persone riprese – erano potenzialmente a disposizione di chi si trovava dall’altro capo dell’indirizzo IP stesso. «Sostanzialmente – spiega il giornalista nel servizio – le telecamere tra di loro si inviano i dati, e poi c’è qualcuno che da fuori cerca di interrogarle. Anzi, in realtà sono loro che stanno dicendo all’esterno “io ci sono”, con la conseguenza che poi si arriva all’apertura della connessione. In questo modo, chi di default provava a comunicare (si notavano all’inizio del servizio degli indirizzi IP cinesi che comparivano nella schermata utilizzata), adesso comunica effettivamente».

L’installazione delle telecamere, almeno in teoria, aveva seguito comunque i criteri standard: le persone che si erano occupate della stessa messa a terra del circuito avevano assicurato alla Rai di aver disabilitato qualsiasi contatto con l’esterno. Successivamente ai risultati dell’inchiesta di Report, il servizio pubblico ha comunque provveduto a ovviare a questo problema che, purtroppo, era stato riscontrato. Quanto avviene nei palazzi della Rai – sostengono dalla trasmissione – dovrebbe far riflettere chiunque si sia avvalso di un sistema del genere che, paradossalmente, si trova anche all’interno di infrastrutture statali strategiche (ministeri, aziende strategiche, siti sensibili come Malpensa e Fiumicino).

 

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