Anche il Garante Europeo per la Privacy ha perplessità sulla proposta UE sull’intelligenza artificiale

Il tema si dibatte, finalmente, anche a livello continentale. Ma il testo del documento ha maniche troppo larghe per quel che riguarda le eccezioni alle regole

23/04/2021 di Enzo Boldi

È un primo passo, ma si può fare meglio. Molto meglio. È questa la posizione ufficiale del Garante Europeo per la Protezione dei dati (EDPS) in merito alla proposta della UE per una regolamentazione nell’utilizzo di tecnologie e dispositivi che si basano sull’intelligenza artificiale e sul riconoscimento facciale (e biometrico). Il tema era stato già sollevato qualche giorno fa, quando la proposta di legge è sbarcata sui tavoli della Commissione Europea. E già dalle prime ore erano emerse alcune perplessità strutturali sul testo, in particolar modo sulle larghe maglie sulle eccezioni alla regola. Insomma, la legge intelligenza artificiale (a livello continentale) ancora fa discutere.

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Il testo è stato presentato e annunciato mercoledì da Ursula von Der Leyen. Si tratta di un documento apprezzato trasversalmente, ma che ha fatto emergere molte perplessità. Perché il tema dell’intelligenza artificiale e di tutte le sue applicazioni (compreso il riconoscimento facciale, argomento dibattuto anche in Italia con la proposta di legge per una moratoria firmata dal deputato del PD Filippo Sensi, ora assegnata alla Commissione Affari Costituzionali a Montecitorio) deve essere affrontato in tutte le sue sfaccettature per via della sua natura che, inevitabilmente, implica stretti contatti con i dati personali dei singoli cittadini.

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Non si tratta, come nel caso italiano, di demonizzazione delle nuove tecnologie. Il tema dell’approfondimento normativo – che non deve lasciare spazio a interpretazioni, come invece accade con il testo presentato dalla Commissione Europea – deve essere affrontato con tutti i crismi e le analisi del caso. Ed è per questo che la posizione del Garante Europeo per la protezione dei dati ha accolto con piacere questa iniziativa, ma ha sottolineato alcune mancanze (sia nel passato che nel presente.

Il Garante «si rammarica di vedere che le precedenti richieste di una moratoria sull’uso dei sistemi di identificazione biometrica a distanza (compreso il riconoscimento facciale) negli spazi accessibili al pubblico non siano state prese in considerazione dalla Commissione – si legge nel comunicato stampa -. Continuerà a sostenere un approccio più rigoroso al riconoscimento automatizzato delle caratteristiche umane negli spazi pubblici, come i volti, ma anche l’andatura, le impronte digitali, il DNA, la voce, le sequenze di tasti e altri segnali biometrici o comportamentali, indipendentemente dal fatto che siano utilizzati in una pubblicità o contesto amministrativo, o per scopi di applicazione della legge. È necessario un approccio più rigoroso dato che l’identificazione biometrica remota, in cui l’IA può contribuire a sviluppi senza precedenti, presenta rischi estremamente elevati di intrusione profonda e non democratica nella vita privata degli individui». Insomma, è bravo ma non si applica. Ma può migliorare.

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