La protesta dei giornalisti di RaiNews e l’audizione del direttore Petrecca

La protesta della redazione di RaiNews contro i tagli che il direttore ha voluto operare su un servizio relativo al presunto stupro ad opera di La Russa jr è culminata con la risposta del direttore Petrecca in audizione

18/07/2023 di Ilaria Roncone

Anche sul fronte interno – quello relativo ai giornalisti che in Rai hanno una carriera avviata che ha visto il passare di più governi – la situazione è parecchio inquieta. Il comitato di redazione di RaiNews ha apertamente protestato denunciando tagli e omissioni negli articoli (con particolare riferimento all’accusa di stupro a La Russa jr, la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il baso) su ordine di Paolo Petrecca, il direttore della testata. «Da quando si è insediato il governo Meloni, ci siamo trasformati nel Tg4 di Emilio Fede dei tempi d’oro!», hanno protestato i giornalisti, e Petrecca stesso è intervenuto in risposta ai tagli servizio La Russa Rai dando dei “pennivendoli” a coloro che hanno dato la notizia. E anche oggi – mamma Rai – si sta tranquilli domani, considerato il sommarsi della protesta giornalisti RaiNews24 alle altre polemiche dell’ultimissimo periodo (dal caso Facci a quello dei telecronisti che hanno commentato i Mondiali di nuoto con frasi sessiste e razziste).

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La protesta giornalisti RaiNews24

Domenica 9 luglio, da poco è esploso il caso del presunto stupro per mano del figlio di Ignazio La Russa, Leonardo Apache La Russa. La responsabile della redazione in quel momento commissiona a un elemento della redazione, come da prassi, la narrazione dell’evento e delle ultime vicende ad esso legate: l’accusa, i commenti della ministra Roccella e di Filippo Facci, le relative reazioni e polemiche. Un pezzo che mette i fatti in ordine e che dà conto allo spettatore di quanto sta accadendo viene, quindi, approvato da colei che lo aveva commissionato.

Si tratta di cronaca politica, come ha spiegato la redazione di RaiNews.it, di quella che «mette semplicemente in fila i fatti, le parole pronunciate da Roccella che durante un festival letterario a Polignano a Mare, rispondeva: “Non entro nei casi individuali e nelle reazioni di una persona che ha un rapporto affettivo ed è il padre dell’eventuale indagato”, e quelle scritte da Facci, fino a quel momento in predicato di assumere la conduzione di una striscia quotidiana, che la Rai annuncia per la prossima stagione, sulla seconda rete, prima del telegiornale delle 13». A questo, come ha raccontato la redazione, sono state aggiunte – come da prassi quando si tratta di cronaca giornalistica – «le reazioni di chi i protagonisti della vicenda li contestava: dal tweet del segretario di +Europa, Riccardo Magi, alle dichiarazioni di Sandro Ruotolo, dalla segreteria nazionale dem, e di Stefano Graziano, capogruppo Pd in vigilanza Rai, pronti a dare battaglia a Viale Mazzini».

Cosa è successo a quel servizio? Innanzitutto, nel clima generale che si respira, molti hanno definito «miracolo» che potesse resistere anche solo mezz’ora dopo i primi nove mesi di governo Rai in cui «la censura dei servizi è un fatto». A fine giornata, puntuale – giusto il tempo di un cambio turno del caporedattore -, arriva la modifica del pezzo per ordine del direttore: nell’editoriale devono scomparire i riferimenti a Facci perché «non è una notizia». Per la redattrice che quel servizio lo aveva firmato il senso è ormai perduto e quindi la scelta finale è quella di non firmare il pezzo.

Il racconto della redazione di RaiNews.it – pubblicato da Repubblica – evidenzia un punto chiave: Petrecca è direttore da novembre 2021 eppure – avanti Meloni – il clima in redazione non era questo: «Durante le riunioni di redazione, molto spesso ci viene risposto che quel tale pezzo non si può scrivere, ma se poi si ha la voglia e la forza di insistere, spesso viene corretto a tal punto da perdere completamente di significato. Se di una storia, qualunque essa sia, si racconta solo una parte non si fa un corretto servizio».

Il comitato di redazione ha segnalato anche la rassegna di Massimiliano Melilli durante la quale – nella puntata di sabato 8 luglio – ha preso posizione rispetto allo scontro in corso tra governo e magistrature, esprimendosi a favore del governo e alludendo a un presunto complotto dei giudici («È bastato che il guardasigilli Nordio annunciasse i capisaldi della riforma che sono scoppiate due nuove vicende: quella di Delmastro e quella di Santanchè. Sottotraccia, anche il caso che riguarda il figlio del presidente del Senato»). Oltre a questo, occorre andare anche indietro – precisamente allo scorso dicembre – per evidenziare come il Cdr e Usigrai (il sindacato interno dei giornalisti Rai) avesse già denunciato formalmente la partecipazione del direttore Petrecca a Fratelli d’Italia Atreju (manifestazione politica giovanile della destra italiana che si svolge con cadenza annuale dal 1998).

Il termine del racconto della redazione di RaiNews mette in luce un problema evidente della lottizzazione della Rai a ogni cambio governo: parlare, denunciare e raccontare apertamente quello che accade è difficile perché ogni giornalista, ogni altro membro delle redazioni, ha paura: «Fino a ieri nessuno aveva avuto il coraggio di reagire, di fare qualcosa di concreto perché non è facile e ci vuole coraggio» considerato che nessuno si sorprenderebbe se chi si espone «finisse demansionato nei fatti. È accaduto in passato, può accadere ancora».

Petrecca gestisce la rivolta dando dei “pennivendoli” ai colleghi che hanno dato la notizia

La gestione, per Petrecca, è passata dall’accusa dei colleghi che hanno dato la notizia, classificati come “pennivendoli” per non aver chiesto conto anche a lui di quanto accaduto. Chiamato a rispondere di quanto accaduto di fronte alla Commissione di Vigilanza dal M5S dopo che «ha preferito scrivere alla collega e non rispondere al Cdr, manifestando, ancora una volta, il disprezzo per le regole sindacali» – secondo quanto ha affermato il Cdr -, il direttore ha risposto ed esposto la sua posizione.

«Ho intenzione di continuare a lavorare senza avere cura delle speculazioni e dei commenti “da ballatoio”. In fondo si tratta di polemiche strumentali riportate da qualche giornale, spesso composto più, lasciatemelo dire, da pennivendoli dell’informazione che da seri cronisti»: accusa respinta, dunque, pur ammettendo di aver chiesto di modificare quello specifico servizio. «Io non ho tagliato niente. Ho chiesto di separare la polemica su Facci dalla notizia sul figlio dell’onorevole La Russa. Evidentemente è passata un’informazione sbagliata da parte della line a cui io l’ho comunicata. Possono non aver capito quello che ho detto. Ma credo che sia una prerogativa fondamentale da parte di un direttore quella di decidere».

«La mia porta è sempre aperta. Sul ritiro della firma credo ci sia stato un malinteso della collega che non ha sentito il bisogno di avvertire me ma ha chiamato direttamente il Cdr. Se lei avesse chiesto a me, probabilmente non sarebbe successo e non avrebbe ritirato la firma. Diciamo che ha preso una decisione molto avventata ma nell’arco di una giornata di lavoro può succedere», ha concluso il suo intervento Petrecca.

(Immagine copertina: PP/Christian Mantuano)

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