Il grande caos del passaggio della RAI sul nuovo digitale terrestre

La data del 10 gennaio era stata annunciata dal Ministro Urso ad agosto. Ma ancora non è chiaro cosa accadrà

08/01/2024 di Enzo Boldi

La televisione italiana è in crisi. Sempre meno persone la guardano, preferendo lo streaming offerto (a pagamento) dalle piattaforme OTT e altri media storicamente “non tradizionali”. Nella giornata di oggi abbiamo analizzato lo scollamento tra i cittadini e l’informazione attraverso la televisione, ma occorre anche concentrarsi su fattori più tecnici che hanno portato (soprattutto) le nuove generazioni a scollarsi rispetto a ciò che accadeva in passato. E i più “anziani”, invece, si trovano di fronte a difficoltà tecniche, come il costoso (seppur con incentivi) passaggio al Nuovo Digitale Terrestre. E dopo le altre reti, il 10 gennaio sarà il momento dello switch-off dei canali della RAI sul DVB-T2 (Digital Video Broadcasting – 2° Generation Terrestrial, molto differente rispetto al precedente, come spiegato in questo approfondimento). Ma le cose andranno realmente così?

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Sono giorni frenetici, perché si è arrivati a quella scadenza indicata (nel mese di agosto) dal Ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso:

«La RAI dovrà impegnarsi a diffondere un proprio MUX nazionale in standard DVB-T2 entro il 10 gennaio 2024 e a predisporre il passaggio dei restanti MUX in standard DVB-T2 secondo la roadmap predisposta dal Ministero, in coerenza con la normativa di settore». 

Il 10 gennaio, dunque, ci dovrebbe essere questo switch-off RAI. Occorre, però, utilizzare il condizionale visto che si sta facendo una grande pressione (nonostante questo passaggio sia stato inserito all’interno del Contratto di Servizio 2023-2028 siglato dal Mimit e dall’emittente pubblica) per rimandare questa scadenza.

Switch-off RAI, il grande caos del passaggio al DVB-T2

Perché c’è il rischio che tutto ciò non diventi realtà? Almeno per il momento, da viale Mazzini c’è grande freddezza su questa operazione si scontra con i numeri. Come quelli raccolti nell’ultimo rapporto Censis (basato sui dati Auditel) del novembre scorso.

Ci sono circa 8,4 milioni di famiglie che non sono in possesso di un televisore (o di un decoder) in grado di supportare la tecnologia DVB-T2. E se si trattava di un problema minore quando il passaggio ha riguardato le reti di emittenti private, l’impossibilità di usufruire del servizio pubblico rende il tutto molto più delicato. Dunque, stando a questi numeri, qualora andasse in porto la deadline del 10 gennaio, buona parte della popolazione italiana non potrebbe più vedere la RAI.

I tentativi di posticipare

Questi dati stanno spingendo i vertici di viale Mazzini a chiedere un nuovo rinvio. E la RAI lo ha chiesto, pubblicamente, al Parlamento attraverso le parole di Giampaolo Rossi, direttore generale dell’azienda pubblica, nella sua audizione (dello scorso 20 dicembre) in Vigilanza:

«Nel 2024 ci saranno le Olimpiadi e ci saranno gli Europei di calcio. Lo switch-off in T2 rischia di penalizzare un numero per ora non chiaramente quantificabile di famiglie che non hanno ancora l’accesso alla nuova tecnologia attraverso le Smart TV. Quindi, per evitare questi rischi, noi stiamo chiedendo di spostarlo più in là, anche per la Rai, che potrebbe comunque partire il 10 gennaio, perché il rischio è che alcuni blocchi sociali non possano accedere ai grandi eventi sportivi che sono, a tutti gli effetti, servizio pubblico». 

Dunque, il rinvio dello switch-off RAI è legato al numero di famiglie che sarebbero impossibilitate e penalizzate e due eventi sportivi che sono al centro della programmazione e dei palinsesti dei canali della televisione pubblica.

I canali interessati

Anche perché, il passaggio al nuovo standard dovrebbe coinvolgere tutti i canali. Anche le tre principali reti della televisione pubblica. Il Mux interessato, dovrebbe essere il RAI Mux B, al cui interno ci sono i “segnali” di tutti i canali generalisti dell’emittente: Rai 1 HD, Rai 2 HD, Rai 3 HD, Rai 4, Rai 5, Rai Scuola, Rai Premium HD, Rai Gulp HD, Rai Yoyo HD e Rai Storia HD. Dunque, qualora non ci fosse alcuna deroga, 8,4 milioni di famiglie non potrebbero accedere a nessun canale.

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