Sono sempre meno gli italiani che guardano il telegiornale
L'ultimo report di Agcom conferma una tendenza già evidenziata dal Rapporto sulla Comunicazione del Censis dello scorso anno
08/01/2024 di Enzo Boldi
La tendenza è nota, oramai, da anni, ma negli ultimi tempi la crisi senza soluzione di continuità dell’informazione televisiva è diventata sempre più evidente. Lo certificano i numeri degli ascolti dei telegiornali che mostrano il segno meno su tutta la linea e su praticamente tutte le principali emittenti. A far ancor più rumore sono i dati che riguardano la televisione pubblica, con il pubblico sempre più disaffezionato a quelli che erano – fino a oltre un decennio fa – gli appuntamenti imperdibili della giornata.
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Uno scoramento dettato da moltissimi fattori, soprattutto legati all’evoluzione dell’ecosistema digitale e dei social network. Per capire al meglio il punto di partenza della nostra analisi, facciamo riferimento al dicembre del 2022, data della pubblicazione del 18° Rapporto sulla comunicazione pubblicato dal Censis. In particolare, prendiamo spunto da una tabella che rappresenta al meglio il sentimento degli italiani rispetto alle fonti “tradizionali” di informazione.
In questa tabella, viene fatto un confronto tra la rilevazione del 2021 e quella del 2022 (purtroppo, non è stato pubblicato un quadro relativo all’ultimi anno). Questi dadi confermano la crisi negli ascolti telegiornali. L’informazione televisiva è sempre in testa alle preferenze degli italiani, ma già lo scorso anno era stato rilevato uno scollamento evidente nel ruolo primario di questo media. Ed era stato messo in evidenza anche un cambio nelle aree di interesse.
Sempre meno cittadini interessati alle vicende relative alla politica nazionale, mentre crescono sport e politica estera. Il netto calo del settore “Scienza, medicina, tecnologia” sembra essere fisiologico (dopo un interesse acuito dalle primi fai della pandemia Covid), mentre sorprende il progressivo disinteresse nei confronti della cronaca nera.
Ascolti telegiornali, i numeri della crisi
Questo quadro, quasi apocalittico, per l’informazione italiana trova il suo riverbero in altri numeri: quelli della crisi dei telegiornali. Per analizzare ciò che sta accadendo, utilizziamo i dati forniti da Agcom all’interno del suo “Osservatorio sulle comunicazioni” pubblicato alla fine di dicembre del 2023. Con un focus specifico sui tg delle principali emittenti, basati sui dati Auditel.
Il segno meno condisce quasi completamente questa tabella. Variazioni in negativo soprattutto per quel che riguarda i telegiornali della televisione pubblica. Sia per quel che riguarda le principali edizioni in onda all’ora di pranzo, sia per quelle della sera (le più importanti a livello di ascolti). Un calo drastico che conferma quanto già evidenziato nel report del Censis che abbiamo citato all’inizio di questo approfondimento.
Dentro la crisi dell’informazione italiana
Questi dati non possono avere solamente una ragione politica. Ovviamente, impossibile negarlo, con l’arrivo del governo Meloni l’informazione sulla Rai ha subìto un forte scossone verso destra, anche all’interno dei telegiornali. Ma non è e non può essere solamente questa la giustificazione, visto che – come noto – la televisione pubblica è sempre stata al centro dei cambiamenti di vento “governativi”. Sicuramente questo aspetto è uno degli indicatori alla base di questo sempre più evidente scollamento, ma c’è di più. Ci sono i nuovi media (un tempo solo i blog e Facebook) a crescere esponenzialmente. C’è chi utilizza i social per fornire informazioni in modo accattivante, attirando l’attenzione delle persone. C’è un fattore anagrafico: la parte di popolazione che utilizza la tv come fonte di informazione principale è quella più anziana, mentre dai 50/40 anni in giù si prediligono altri media. Ed ecco che il modello televisivo (sia pubblico che privato/commerciale), sembra esser finito in un buco nero non in grado di ristrutturarsi e fornire una chiave di lettura e una nuova forma di comunicazione. Anche delle notizie.