I social network accetteranno mai l’accesso solo con Spid per i minori proposto dalla ministra Pisano?

Come funzionerebbe e quali sarebbero gli ostacoli

02/02/2021 di Redazione

Come assicurarsi che i minori di 13 anni non entrino su TikTok? Oggi, infatti, è facilissimo aggirare questo ostacolo previsto dalle privacy policy del social network cinese: basta registrarsi con un indirizzo mail di comodo e indicare, nella parte anagrafica, di avere un’età superiore a quella più bassa per poter avere accesso alla piattaforma. Il caso della bambina di Palermo (morta a 10 anni con una ipotesi investigativa che riguarda il ruolo della sua presenza su TikTok come possibile punto di partenza per il suo gesto estremo) ha riaperto il dibattito sul problema dei social network e dell’accesso da parte di ragazzi al di sotto di 18-16 e 13 anni. E allora si è tornato a parlare di Spid per minori, ovvero l’identità digitale (che al momento è a disposizione di tutti i cittadini italiani a partire da 18 anni) estesa anche ai figli di quei genitori che sono già negli elenchi dello Stato. La proposta è stata avanzata dalla ministra all’Innovazione Paola Pisano e – da qualche giorno – è al vaglio del garante della privacy.

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Spid per minori, la proposta del ministro Pisano per i social network

Il sistema funzionerebbe più o meno così: i genitori o i tutori legali del minore con identità digitale avrebbero la possibilità di richiedere online un accesso Spid anche per i figli. Lo Spid sarebbe anonimo, con il successivo invio di alcuni caratteri identificativi (una vera e propria password) per avere l’accesso ai social network. Un tentativo, quindi, di monitorare l’attività dei minori e il loro accesso su piattaforme come TikTok, ma anche Facebook e Instagram.

Resta però un grande problema, un ostacolo che la ministra ha preso in considerazione ma che di certo non dipende dallo sviluppo dell’idea da parte dei tecnici del ministero: la reazione dei grandi network a quella che, di fatto, sarebbe una limitazione degli attuali accessi. Anche se – di fatto – nelle policies di Facebook, Instagram, TikTok le età minime di iscrizione sono decisamente esplicitate, un controllo esterno, statale, rappresenterebbe in ogni caso un vulnus per la tanto celebrata autonomia delle compagnie over the top.

Ma anche dal punto di vista opposto, il problema sarebbe quello di fornire ai social network le identità – in maniera diretta o indiretta – degli italiani che hanno accesso a Spid. Il problema resta doppio: i minori sui social rappresentano un rischio, ma i dati personali offerti a giganti del mondo economico-finanziario in questo modo non costituiscono l’ennesimo rischio?

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