Luciano Sorbillo contro il cugino Gino: “Suo è sciacallaggio pubblicitario”, i pizzaioli propongono anno fiscale bianco

Gino Sorbillo nelle ultime settimane è balzato agli onori della cronaca come paladino del delivery in Campania, andando in onda durante trasmissioni come Agorà su Rai 3 e Domenica In per chiederlo fortemente al governatore della Regione Vincenzo De Luca. Nonostante sia stato concesso però il noto pizzaiolo ha annunciato che non lo attuerà a Napoli, provocando la reazione e l’ilarità di molti suoi colleghi. Noi abbiamo contattato il cugino Luciano Sorbillo, che a nome della famiglia ha chiesto scusa per l’atteggiamento dell’illustre parente. Quella che è scoppiata a colpi di post è una disputa che i più amanti delle serie tv hanno già ribattezzato The Sorbillo, con chiaro riferimento alla famiglia Soprano nell’omonimo show HBO.

Luciano Sorbillo non usa mezzi termini per condannare il cugino: “Ha pianto in modo incredibile, ha accusato De Luca che è un grande governatore. Lui e il Sindaco hanno agito così per voler attaccare il ruolo del Governatore. I Pizzaioli napolatani mai avrebbero autorizzato Gino Sorbillo a parlare a nome dei pizzaioli napoletani. La pressione nei confronti del governatore è stata allucinante. Noi sappiamo fare le pizze e quello dobbiamo fare, lui ha voluto sostituirsi anche ai medici e ai politici”. Il pizzaiolo poi spiega: “Lui ha chiesto il delivery poi ha annunciato di non attuarlo, addirittura commentando sotto la pagina della sua pizzeria con il suo profilo privato scrivendo ‘Bravo Gino!’. Se la suona e se la canta in pratica. Gino non ha mai fatto neppure le consegne a domicilio, ecco perché non ha il locale attrezzato. La tuta contenitiva è pericolosissima con il calore, non si può lavorare con questa e i guanti vicino al fuoco. La pellicola sulla pizza calda poteva proporla solo lui, che di pizza ne capisce poco. Se il cartone della pizza a domicilio ha due buchi è per far respirare l’impasto ed evitare la condensa all’interno altrimenti al cliente portiamo una zuppa di cozze. Lui avrebbe dovuto risparmiarsi la sparata di dire che sta chiudendo quattro locali per il coronavirus. Oggi è in crisi Prada per il coronavirus, che dovrebbero dire le piccole botteghe? Se si facesse un’analisi dei bilanci di Gino Sorbillo si vedrebbe che non si chiude per il coronavirus”.

Luciano Sorbillo continua sul cugino: “Noi come famiglia Sorbillo, ci sono anche i miei fratelli e mia sorella, abbiamo chiesto scusa per questa ennesima marchetta pubblicitaria a tutti i veri pizzaioli. In questo momento sarebbe stato un modo più rispettoso e furbo invece di fare sparate portare pizze a medici e alle forze dell’ordine”. I rancori nella famiglia vanno avanti da tempo: “Lui ha registrato illegalmente il cognome Sorbillo nel 2010, senza dire niente a nessuno. Si è arrogato anche il diritto di dire che la sede storica è la sua mentre noi siamo solo omonimi, quando sa benissimo che il locale lo ha aperto nel 1998 ed è nato nel 1973. Mio nonno la prima sede storica in Via dei Tribunali l’ha aperta nel 1935. Lui è abituato a raccontare bufale, dalla bomba che non era per lui all’incendio che in realtà era un corto circuito. La cosa più squallida è che mentre le persone sono a casa senza cassa integrazione disperate è fare sciacallaggio pubblicitario”.

Luciano Sorbillo: “Anno fiscale bianco e liquidità per finanziare sanificazione o tanti non riapriranno”

Le misure del governo sono insufficienti, per questo Luciano Sorbillo e altri pizzaioli storici napoletani hanno mandato proposte concrete alla Regione Campania: “Noi  abbiamo chiesto un’iniezione di liquidità a fondo perduto per garantire il pane a noi e i nostri dipendenti. Il nostro governatore conosce benissimo anche la nostra densità abitativa, questa pressione portata avanti in tandem da Gino Sorbillo e dal sindaco di Napoli è assurda”, poi continua sulla riapertura al pubblico “I plexiglas potrebbero esserci solo laterali per separare i vari tavoli, ma non per separarmi dalla persona che è venuta in auto con me non avrebbe alcun senso. Il coronavirus e la riduzione degli spazi porterà un meno 60% nel 2020. Lo stato può aiutarci con il congelamento delle tasse, ci vuole l’anno fiscale bianco fino al 31 dicembre perché finché non trovano il vaccino i problemi continueranno. Non basta rinviare di qualche mese tasse e contributi. Poi ci vuole un finanziamento a fondo perduto per sostenere i costi di sanificazione, altrimenti tutti non possono ripartire. Chi ha 120 posti a sedere potrà fare un terzo dei posti con un crollo del fatturato. Io stesso farò fare i porta pizze ai miei camerieri, non va lasciato a casa nessuno. Abbiamo fatto richieste sapienti senza alcun portavoce. Noi lo abbiamo chiesto, non Gino Sorbillo che non è il portavoce di nessuno”.

Continua dunque la disputa nella famiglia Sorbillo, intanto il mondo della pizza si aspetta aiuti e misure concrete dal governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

 

 

 

 

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