Gino Sorbillo: «La bomba davanti la mia pizzeria è opera della camorra»
17/01/2019 di Enzo Boldi
«Non è stata colpa del tifo». Gino Sorbillo trasuda sicurezza mentre parla della bomba fatta esplodere la scorsa notte davanti al suo locale di via dei Tribunali, in pieno centro storico a Napoli. Il pizzaiolo, famoso in tutto il mondo, non ha dubbi sulla mano che messo in atto quella intimidazione. Una mano oscura, segno del tempo che passa, con personaggi che cambiano, ma con la stessa esigenza di marcare il territorio. Una mano chiamata ‘camorra’.
«La mia presa di posizione a favore di Koulibaly non c’entra nulla – ha spiegato Gino Sorbillo al Corriere della Sera -. Io di calcio non capisco nulla, non distinguo neanche la maglia del Napoli da quella dell’Inter, quindi quella bomba non può essere una rimostranza di gruppi organizzati di tifosi». Il pizzaiolo napoletano, dopo gli episodi di discriminazione razzista durante il match di campionato Inter-Napoli, si era dipinto il volto e le mani di nero per esprime solidarietà nei confronti del difensore azzurro Kalidou Koulibaly, schernito per l’intera durata della sua presenza in campo da cori razzisti.
Sorbillo è sicuro: «È colpa della camorra»
«È stata la camorra, mi sembra abbastanza chiaro – dice Sorbillo -. Nel centro storico di Napoli ci sono assetti criminali in continuo fermento. Cambiano le alleanze. Di conseguenza i nuovi gruppi hanno bisogno di presentarsi». Sorbillo ha un passato da carabiniere, quindi conosce i movimenti nella città. Per questo motivo nel 1995 decise di aprire una pizzeria che rappresentasse un presidio di legalità.
«Non ho paura, ma sono demoralizzato»
«A me il pizzo non l’hanno mai chiesto – spiega Sorbillo -. Ma forse perché da me vengono magistrati, poliziotti. Vengono un po’ tutti. Io rappresento un presidio di legalità, vivo e lavoro con il popolo». Cinque anni fa un incendio nella stessa pizzeria, ieri la bomba, segno che a Napoli la criminalità organizzata tende sempre a ribadire la propria presenza. Ma Sorbillo spiega di non avere paura: «Sono solo demoralizzato. Continuo a vedere tanta aggressività urbana. Un passo iniziale da fare sarebbe la bonifica dei vicoli con l’aggiunta di telecamere perché non devono esistere strade di serie a e strade di serie b».
(foto di copertina: ANSA/ CESARE ABBATE)