La Lega chiede chi sia il peggior ministro della storia e mette quattro donne in nomination

Il tweet del partito di Matteo Salvini è stato ampiamente criticato

27/08/2020 di Gianmichele Laino

Quattro donne, tutte volutamente indicate attraverso una fotografia in cui mostrano una loro espressione non particolarmente felice. È questo il contenuto del sondaggio Lega sul peggior ministro della storia: la scelta, proposta ai propri followers sui social network, riguarda Lucia Azzolina, Teresa Bellanova, Elsa Fornero e Luciana Lamorgese.

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Sondaggio Lega sul peggior ministro di sempre con quattro donne

Nella prima immagine, si vede una Teresa Bellanova in lacrime, nell’ormai famoso momento di commozione che ha avuto quando il consiglio dei ministri aveva appena comunicato l’accordo sulla regolarizzazione dei braccianti agricoli nel periodo del coronavirus. Nella seconda immagine, compare il ministro Elsa Fornero sempre in lacrime, quando comunicò agli italiani l’esito della sua riforma sulle pensioni.

Nelle altre due foto, ritratte in momenti diversi, anche Lucia Azzolina e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Quattro donne che, indipendentemente dai contenuti politici espressi nel corso della loro azione di governo, sono state messe alla gogna della compagine social della Lega.

Sondaggio Lega, la reazione del web

Ovviamente, non sono mancati gli attacchi diretti alle quattro donne che hanno ricoperto e stanno ricoprendo il ruolo di ministro. Tra l’altro, la presenza di Elsa Fornero fa venir meno l’ipotesi che siano state messe a confronto ministri dello stesso governo, in quanto la docente universitaria aveva esercitato la sua funzione nel 2011, nell’esecutivo di Mario Monti.

Ciò rafforzerebbe, al contrario, l’ipotesi in base alla quale le figure proposte dalla Lega come candidate a “peggior ministro della storia” siano state individuate proprio in quanto donne. Dopo la prima ondata di commenti fastidiosi, tuttavia, c’è stato chi ha messo in evidenza questo aspetto e ha condannato con forza il bodyshaming che il tweet aveva scatenato.

Ma è ancora una volta un segnale del fatto che, in Italia, la parità di genere e – soprattutto – di trattamento tra i generi sia ancora un’utopia, soprattutto per una determinata parte politica.

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