Quel 50% di lavoratori che si sente tenuto all’oscuro sull’utilizzo dell’AI nella propria azienda
Diversi sondaggi sono condotti nel mondo e una cosa comune emerge: i lavoratori sono preoccupati e sfiduciati rispetto all'utilizzo che la loro azienda potrebbe fare dell'AI
19/05/2023 di Ilaria Roncone
I lavoratori temono l’intelligenza artificiale e questo è un dato di fatto. Sono diversi i sondaggi commissionati nel mondo che mettono in evidenza questo dato, al di là delle situazioni di protesta che stanno emergendo – ultima in ordine cronologico, quella degli sceneggiatori in Usa -. Uno dei più recenti, commissionato dalla piattaforma di sviluppo software Zokri e condotto dall’agenzia di ricerche di mercato Savanta, ha coinvolto 2.011 impiegati negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel corso del mese di aprile 2023. Il dato più importante che emerge dai sondaggio lavoratori AI quello relativo al rapporto tra lavoratori, AI e aziende: la metà di quelli intervistati afferma di sentirsi tenuto all’oscuro rispetto a come la propria azienda vuole sfruttare e inserire l’intelligenza artificiale nei processi lavorativi.
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Le aziende sperimentano, i lavoratori si preoccupano
L’inserimento dell’AI nei processi lavorativi lo stiamo sperimentando in tutti il mondo, chi più chi meno, a seconda del tipo di professione svolta. L’attenzione è alta e, lato lavoratori, arrivano sempre più richieste. La risposta delle aziende dovrebbe essere chiara, secondo i risultati di questo recente sondaggio, quando si tratta di chiarire il modo in cui l’intelligenza artificiale verrà implementata.
Oltre a quel 50% dei lavoratori che si sentono messi da parte rispetto ai processi di inserimento dell’AI nel flusso di lavoro, emerge anche come il 42% sia preoccupato dell’effetto che questo potrebbe avere sulla sicurezza del lavoro e il 39% si dichiari timoroso della “morte” del proprio settore. Altro dato interessante, come riporta Business Insider, è quello relativo alla richiesta di maggiore chiarezza nei confronti delle aziende: sette lavoratori su dieci, infatti, hanno affermato che si sentirebbero più positivi se conoscessero chiaramente le strategie dei datori di lavoro.
In che modo l’AI sta entrando nei flussi di lavoro? Alcune aziende hanno scelto di iniziare ad utilizzare ChatGPT e affini, per esempio, per accelerare processi come la risposta alle mail dei clienti. In una in particolare – che opera in ambito energetico – l’AI è stata incaricata di rispondere a un terzo delle mail che arrivano dai clienti, soppiantando di fatti il lavoro di 250 persone. Altro esempio, la catena di fast food statunitense Wendy’s ha fatto una serie di test nei suoi ristoranti dimostrando che il chatbot sarebbe «altrettanto valido del nostro miglior rappresentante del servizio clienti, e probabilmente è in media migliore».
Sondaggio lavoratori AI, anche gli italiani sono preoccupati
Parlando dell’opinione pubblica italiana, un sondaggio condotto da Youtrend per conto della Fondazione Pensiero Solido restituisce risultati quasi identici. Il 51% degli intervistati, infatti, pensa che l’AI porterà un calo di posti di lavoro mentre per il 10% l’occupazione aumenterà; il 26%, invece, ritiene che la situazione rimarrà invariata – più o meno – seppure ci sarà un cambiamento delle mansioni.