Nuovi guai per Trump, spunta un conto bancario in Cina

Altro scoop del NY Times che studiando le dichiarazioni dei redditi del presidente ha scoperto un conto attivo nel Paese asiatico

21/10/2020 di Redazione

Spuntano soldi di Trump in Cina. Le inchieste del NY Times sulle dichiarazioni dei redditi del presidente americano portano a galla infatti un nuovo scoop sulla situazione finanziaria dell’inquilino della Casa Bianca che avrebbe un conto corrente ancora attivo in Cina, che non risulta negli asset personali di Trump perché sotto il nome della Trump International Hotels Management L.L.C.

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Soldi di Trump in Cina, la nuova scoperta del NY Times

Il mistero dei soldi di Trump in Cina è probabilmente legato al 2006 quando è iniziato il tentativo di portare a compimento progetti nel gigante asiatico, compresa la partnership con un’azienda controllata dal governo di Pechino. La Cina è infatti uno dei tre Paesi esteri in cui Trump ha conti bancari attivi, ma se quelli nel Regno Unito e in Irlanda sono controllati dalle compagnie che gestiscono i campi da golf del presidente in Scozia e Irlanda e che riportano regolarmente milioni di dollari in tasse, la Trump International Hotels Management ha riportato solo qualche migliaio di dollari dalla Cina. Le dichiarazioni dei redditi infatti non includono i dettagli su quanto denaro sia effettivamente passato da questi conti esteri, anche se sarebbe un’informazione richiesta dall’Internal Revenue Service Usa. Un conto che, secondo uno degli avvocati di Trump, sarebbe dormiente da anni.

Lo scoop sui soldi di Trump in Cina e le “fake news” su Hunter Biden

Lo scoop del NY Times sui soldi di Trump in Cina riapre la questione sul mistero delle finanze del presidente americano, ma rischia anche di far saltare la campagna di disinformazione sul figlio di Joe Biden, Hunter e i suoi rapporti con Pechino. Col progressivo peggioramento dei sondaggi infatti Trump ha deciso di premere l’acceleratore sulle accuse al candidato democratico e in particolare al figlio, già al centro di accuse da parte della destra trumpista per il suo ruolo nel Cda della compagnia energetica ucraina Burisma, smontate da inchieste e dai servizi come propaganda russa, e accusato da un report dei senatori repubblicani di aver aperto un conto bancario con un imprenditore cinese. Accuse che, se anche si rivelassero fondate, adesso rischiano di ritorcersi contro lo stesso Trump in questo ultimo pezzo di campagna elettorale in vista delle presidenziali del 3 novembre.

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