La sindrome della vibrazione fantasma e il rischio nomofobia

Si tratta di due aspetti collegati tra loro. Non solo per il dispositivo, ma per i riflessi psicologici

22/03/2024 di Enzo Boldi

Nell’era moderna, sempre più digitale, lo smartphone è diventato una sorta di estensione del nostro corpo. Lo abbiamo sempre con noi, con un passaggio continuo (al limite dell’ossessività) tra le nostre tasche e le nostre mani. Lo utilizziamo, oramai, per qualunque cosa: dal lavoro al tempo libero, dalle telefonate alle chat, per scattare fotografie o interagire sui social. Dunque, un elemento concreto del nostro corpo che, dunque, fa scaturire in molti la preoccupazione e il timore di perdere il nostro dispositivo. Questa dipendenza, chiamata nomofobia, è diffusa in tutto il mondo. E c’è un aspetto che, stando ad alcuni studi di settore, potrebbe amplificarla: la vibrazione del telefono. Quel diventa segnale costante e ineluttabile di notifiche, messaggi e chiamate. Insomma, quel feedback che ci fa percepire, con il tatto, che sta accadendo qualcosa. E, collegato a tutto ciò, che anche la cosiddetta “Sindrome della vibrazione fantasma”.

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La vibrazione dello smartphone è un “suono” breve e acuto, nato proprio per attirare la nostra attenzione dal punto di vista tattile. E, come spesso accade in queste occasioni, per ogni lato positivo ne può esistere e sussistere uno negativo, come la creazione (o trasformazione) in un fattore ansiogeno per chi, pur non rendendosene conto, soffre di nomofobia (la paura di rimanere senza telefono). Il continuo ronzio – come effetto auditivo – della vibrazione telefono, infatti, può generare una sensazione di agitazione e nervosismo, portandoci a controllare lo schermo continuamente. Anche in assenza di reali notifiche.

Sindrome della vibrazione fantasma e nomofobia

In alcuni casi, dunque, la nomofobia può sconfinare e portare l’utente a cadere nella cosiddetta “sindrome della vibrazione fantasma”. Il nome spiega piuttosto bene di cosa stiamo parlando (in alcuni casi si parla anche di “Sindrome dello squillo fantasma”, che ha le stesse caratteristiche):  la sensazione di percepire la vibrazione del telefono – quando non lo teniamo tra le mani -, mentre in realtà non sta né squillando né vibrando. Questo fenomeno è, ovviamente, provocato da quell’ansia nomofobia e da quel principio di perenne iper-vigilanza. Due fattori che sono i sintomi della dipendenza da smartphone. Pensiamo sempre che qualcosa stia accadendo, che qualcuno ci stia telefonando, che qualcuno stia interagendo con noi sui social network. Anche se, in realtà, non sta accadendo nulla di tutto ciò.

Perché la vibrazione aumenta il rischio nomofobia?

Ed eccoci arrivati al punto, al perché le notifiche attraverso la vibrazione – e anche il feedback aptico – rischiano di provocare la nomofobia. Possiamo sintetizzare il percorso seguendo quattro punti:

  • Crea un senso di urgenza, inducendoci a pensare che ci sia qualcosa di importante da controllare, aumentando l’ansia e facendoci credere di avere la necessità di essere sempre connessi.
  • Disturba la concentrazione, interrompendo le nostre attività e distraendoci da ciò che stiamo facendo.
  • Interferisce con le relazioni interpersonali, limitando le conversazioni verbali, reali e concrete portandoci a preferire quelle virtuali attraverso mezzi digitali.

Di fatto, dunque, la vibrazione è uno di quegli elementi in grado di far crescere il nostro senso di dipendenza dagli smartphone.

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