Serbia e Kosovo, storico patto sotto l’egida di Trump

I due Paesi hanno firmato alla Casa Bianca il patto di normalizzazione dei rapporti. Un altro successo per la Casa Bianca che ha ottenuto il riconoscimento da parte di entrambi gli Stati di Gerusalemme come capitale d'Israele

05/09/2020 di Redazione

Serbia e Kosovo firmano uno storico accordo ma il vincitore è Donald Trump. Non solo infatti il presidente ottiene la firma del patto di normalizzazione dei rapporti alla Casa Bianca, ma soprattutto è riuscito a far designare da entrambi i Paesi Hezbollah come “organizzazione terroristica” e di vietare l’uso di “apparecchiature 5G fornite da venditori non fidati nella loro rete di comunicazione”, ovvero la Cina. Ma soprattutto ha ottenuto che entrambi i governi riconoscano Gerusalemme come capitale d’Israele.

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Con Serbia e Kosovo vince anche Israele

Le vere vittorie diplomatiche di Trump sono soprattutto il riconoscimento di Israele e lo spostamento delle ambasciate a Gerusalemme. Legata alla firma del patto di normalizzazione dei rapporti da parte del presidente serbo Vucic e del primo ministro kosovaro Hoti, infatti c’è la promessa della Serbia di trasferire la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme entro luglio 2021. Un passo importante perché l’ex Paese slavo sarebbe il primo Stato europeo a farlo. E la stessa cosa farà Pristina, che grazie a questo accordo riconoscerà, ricambiata, Israele e aprirà una propria sede diplomatica nella città santa, diventando il primo Paese a maggioranza musulmana a fare una scelta del genere. Un fatto quest’ultimo ribadito da Trump con un tweet che però ha portato molti commentatori a chiedersi se il presidente sappia dove si trova il Kosovo visto il chiaro riferimento al Medioriente.

Serbia e Kosovo, una pace attesa oltre 20 anni

La svolta della Casa Bianca sembra vicina a chiudere la ferita tra Serbia e Kosovo, protagonisti dell’ultima guerra d’Europa che nel 1998-99 causò oltre 13 mila morti. E a dispetto dell’entusiasmo di Trump resta il problema del mancato riconoscimento di Belgrado dello status del Kosovo, l’ex provincia serba autoproclamatasi indipendente nel 2008. Il dialogo tra i due Paesi è iniziato nel 2013 sotto l’egida dell’Ue con l’obiettivo di migliorare la libera circolazione di persone, merci e capitali, ma si è interrotto nel novembre 2018 quando Pristina ha imposto dazi del 100% all’import di beni serbi per rappresaglia contro i tentativi di Belgrado di impedire l’ingresso del Kosovo nelle organizzazioni internazionali (Onu e Ue su tutte). Lo stallo ha permesso agli Stati Uniti di prendere l’iniziativa soprattutto dopo l’ingresso in scena di Richard Grenell, fedelissimo del presidente ed ex ambasciatore a Berlino, che a marzo ha dato il suo ok via Twitter a un cambio di governo in Kosovo e che oggi si è reso protagonista di una sfuriata durissima contro i giornalisti, accusati di non sapere dove si trovano Serbia e Kosovo. Anche per questo lunedì Vucic e Hoti torneranno a Bruxelles, per un altro round di negoziati con il capo della diplomazia dell’Ue Josep Borrell. Un modo per l’Unione per provare a riprendere in mano la partita almeno dal punto di vista più strettamente politico.

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