Seeweb e il mondo del terzo settore: l’importanza della digitalizzazione per i fundraisers
Abbiamo analizzato il tema insieme a Chiara Grande, marketing e comunicazione dell'azienda
10/07/2022 di Gianmichele Laino
Il mondo del cloud, il mercato di internet, le soluzioni tecnologiche, da un lato. Dall’altro, invece, il mondo delle non-profit e del terzo settore. Sono queste le due direttrici lungo cui si muove una partnership molto interessante, che abbiamo avuto modo di osservare nei giorni del Fundraising Festival di Riccione. Seeweb, una delle prime aziende italiane che ha proposto i servizi cloud sul territorio, ha un legame molto forte con il mondo del fundraising. Chiara Grande, responsabile marketing e comunicazione dell’azienda, ha avuto modo di parlare con Giornalettismo a proposito di questo legame storico e consolidato.
LEGGI ANCHE > Il mondo del fundraising si incontra a Riccione e si misura con le sfide del digitale
Seeweb e fundraising, alle origini del legame
«Siamo fornitori e partner di più realtà non profit di varie dimensioni, sia quelle più grandi, sia quelle più piccole – ci ha detto Chiara Grande -. Parlo, per esempio, tra le altre, di realtà come Save the children, Medici senza frontiere, Emergency, Un ponte per: abbiamo collaborazioni consolidatesi nel tempo, dove il dialogo con i vari responsabili IT è fondamentale. In questo settore, le organizzazioni si parlano tra di loro e quindi, attraverso il passaparola, da un’opportunità ne sono nate altre».
Il mondo del non profit è sempre più votato a una presenza sul web. Pensiamo al fundraising: le raccolte fondi con il coinvolgimento in chiave digital dei donatori è una delle fonti di sostegno più importanti ormai per il mondo delle onlus e, soprattutto nel periodo pandemico, queste strategie hanno completamente soppiantato approcci più tradizionali per veicolare prodotti solidali, quali ad esempio banchetti, eventi, campagne di comunicazione sul territorio. Oggi, tuttavia, questa esigenza si è trasformata in ottimizzazione. E anche le più piccole realtà avvertono delle esigenze fondamentali che possono essere risolte da chi, di digitale, si occupa da sempre.
«Noi – spiegano da Seeweb – offriamo la tecnologia e offriamo soprattutto il supporto umano: con un approccio olistico, affinché tutto funzioni per il meglio. Nel caso delle piattaforme di fundraising, ma anche di quei siti istituzionali che sono il primo canale di comunicazione con i donatori, c’è bisogno soprattutto di prestazioni: andiamo a fornire infrastrutture cloud tarate sulle esigenze della singola non profit e, a seconda delle previsioni di traffico, strumenti di accelerazione delle prestazioni e tuning in grado di ottimizzare le performance senza necessariamente passare per upgrade o per investimenti ulteriori. Ma anche modelli di supporto predittivi in grado di garantire il costante mantenimento della massima qualità di esercizio. Le non profit, poi, vanno a gestire dei dati sensibili: dati personali e transazioni economiche. Questi dati restano, con noi, in Italia, in Europa: questa cosa non è scontata. Le Big Tech hanno i loro data center anche in Europa, ma la giurisdizione a cui fanno riferimento i dati che loro gestiscono non è europea, basandosi su logiche di privacy differenti da quelle dell’UE».
Un tema molto caldo, che non può passare in secondo piano, soprattutto in quest’ultimo periodo, quando si parla di sovranità del dato e quando si affrontano questioni politiche legate ai diversi livelli di sicurezza della privacy che ritroviamo in Europa e negli Stati Uniti. Ogni realtà del terzo settore ha delle esigenze particolari, ha richieste, ha bisogno di assistenza a diversi livelli. In un’azienda di cloud, dunque, si ricercano diverse peculiarità: «Le esigenze possono essere correlate a siti istituzionali molto esposti, ad esempio quelle di traffico perché a fronte di particolari accadimenti ci possono essere picchi di utenti improvvisi. Poi, ci sono le esigenze di gestione dei Data Base: le non-profit hanno a disposizione grandi quantità di dati che devono essere processati in sicurezza e rapidamente. Il cloud la fa da padrona come tipologia di soluzione per queste esigenze. Infine, c’è il supporto che garantiamo in fase di pre-sales con la progettazione di architetture ad hoc per il progetto target e il supporto in ambito cyber-security, grazie al nostro monitoraggio costante e preventivo nei confronti di attacchi volumetrici, unitamente alla possibilità di supportare le organizzazioni se gli attacchi, invece, sono mirati».
Il risultato è uno scambio di valori che procede in maniera bilaterale. Da una parte la tecnologia, dall’altra l’etica. «Seeweb sta assumendo un impegno sempre più importante nell’ambito delle attività senza scopo di lucro. Siamo parte del Gruppo DHH (Dominion Hosting Holding), quotata in borsa, e non solo vogliamo ma dobbiamo rispettare certi standard etici: siamo osservati dagli investitori. C’è un tema di business, parlando francamente: siamo un’azienda, del resto. Ma la nostra impronta è sempre stata quella di essere particolarmente etici nelle nostre scelte, anche al di là del tema di business puro e semplice. È importante per noi, per esempio, sostenere al massimo le organizzazioni che mirano a tutelare il territorio, l’Italia, ma anche quello più vicino a noi: da questo punto di vista, cerchiamo di valorizzare anche le piccole non-profit, che fanno cose importanti per il contesto in cui ci troviamo, dal punto di vista dell’ambiente e dal punto di vista accademico-culturale. È questo ciò che fa la differenza per un’azienda, che ha così una sua riconoscibilità e permette anche ad altre realtà di avvicinarsi a quelli che sono i nostri punti focali, centrali nel nostro business model».