Riapertura scuole: il caso dei docenti che chiedono di restare a casa

Oltre ai vari problemi logistici, si aggiunge anche la questione dei «lavoratori fragili»

28/08/2020 di Marta Colombo

In vista dell’imminente riapertura delle scuole, oltre ai tanti problemi e dubbi legati alla logistica, sembra esserci un nuovo, potenzialmente disastroso, ostacolo da affrontare: la questione dei «lavoratori fragili» causata dalla pandemia, ovvero chi è affetto da più patologie contemporaneamente, gli immunodepressi e i pazienti oncologici. A questi, secondo le regole generali per la tutela dei lavoratori e quelle emanate per tutelare le persone più a rischio da un eventuale contagio da Covid-19, si possono aggiungere anche gli insegnanti over 55 (nel 2019 erano più di 300mila) per i quali il medico Inail deciderà essere necessaria una sorveglianza eccezionale.

Quindi, oltre alle 85,000 cattedre per cui erano già previste nuove assunzioni, c’è il rischio che molte più scuole si trovino senza docenti. I fattori che rendono il 2020 un anno record per le supplenze sono tanti, tra cui i movimenti all’interno dell’Italia a causa della pandemia e dei lockdown.

Per ora, la direttrice dell’Ufficio scolastico del Veneto Carmela Palumbo ha riportato centinaia di lettere che i presidi della regione hanno ricevuto da docenti che chiedono di essere esonerati dal servizio. A Salerno, invece, le richieste sono circa 30.

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Le regole incerte e la ripertura delle scuole

Il problema principale è che lo smart working, per i docenti, è impraticabile. Ad esempio, chi si occuperebbe di tenere d’occhio gli alunni mentre l’insegnante è collegato da casa? In ogni caso, dice Maddalena Gissi, la segretaria della Cisl scuola, «È scorretto alludere a una disaffezione dei docenti per il proprio lavoro, la condizione di salute dei lavoratori va tutelata».

Intanto, c’è chi propone che un professore considerato «lavoratore fragile», ad esempio, possa lavorare solo con gruppi piccoli oppure occuparsi di programmazione a distanza. Per altri invece, l’unica soluzione è lasciare a casa questi docenti in aspettativa. Quello che è certo è che mancano delle linee guida ben definite sulle patologie che rientrano nella categoria del lavoratori fragili e su come comportarsi.

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