Scuola e disabilità: tra barriere fisiche e barriere sanitarie

La quarta e ultima puntata del nostro appuntamento su scuola e disabili: dalle barriere fisiche a quelle impiste dal Covid-19

23/10/2020 di Daniele Tempera

Ma il problema per molti studenti con deficit motori è anche quello delle barriere fisiche che impediscono spesso l’accesso nelle scuole ai ragazzi con questo tipo di disabilità. Un tema epocale che si mescola spesso con quello dell’edilizia scolastica, e che vede in tutte le Regioni d’Italia situazioni critiche.

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Quasi la metà delle scuole italiane (il 47.8%) non erano accessibili, almeno nell’ultima valutazione dell’Istat relativa all’anno scolastico 2017-2018. Una dinamica particolarmente critica al Sud Italia con Calabria e Basilicata che vedevano oltre il 57% delle scuole prive di facilitazioni per alunni con disabilità. Un quadro nazionale desolante, dal quale sembra salvarsi solo la Regione Val D’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano. Ma di quali barriere parliamo? Nella stragrande maggioranza dei casi (46%) l’ostacolo principale è costituita dall’assenza di un ascensore o della presenza di uno non a norma.

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E al tempo del Covid-19 le barriere all’inclusione scolastica non sono solo materiale come ricorda Loredana Fiorini: «L’alunno con gravi disabilità è esentato dall’uso dei dispositivi di prevenzione e delle mascherine. Però anche per loro vale quel che vale per tutti gli studenti, ovvero che, in caso di positività o di contatti con positivi, si rientra a scuola dopo dei test e del periodo di isolamento. Ma cosa vuol dire riammettere un ragazzo con disabilità solo dopo un tampone? Parliamo di disabilità gravi spesso non collaboranti. Per la paura di venire contagiati spesso i genitori non portano i figli a scuola».

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Il punto è esattamente la mancata programmazione dell’emergenza con la predisposizione di percorsi diagnostici differenziati per gli studenti con disabilità: «Non esistono al momento percorsi differenziati per la diagnosi, che dovevano venire predisposti sin dall’inizio dell’anno scolastico. Non si può fare una fila di ore a un drive-in con un ragazzo autistico che vuole tornare a casa; i tamponi dovrebbero essere svolti a domicilio dove l’ambiente potrebbe facilitare l’utilizzo di un test invasivo. C’è uno scollamento forte tra il diritto all’istruzione e quella che è l’emergenza sanitaria anche se si è avuto mesi per pensarci».

C’è poi la forte incognita di cosa potrebbe comportare un ulteriore lockdown, anche perché la didattica a distanza, nel caso di studenti con disabilità presenta presenta criticità importanti: «Già è difficile mantenere un rapporto ‘dal vivo’, da casa diventa proibitivo: nel 95% dei casi la didattica a distanza non è fruibile; durante il lockdown l’offerta formativa per questi studenti è stata di fatto soppressa. Tutto è affidato alla creatività e alle capacità professionali di insegnanti di sostegno e curriculare che come ricordato sono pochi, precari e spesso non formati».

L’ennesimo istantanea di un’epidemia che sta acuendo disuguaglianze e fragilità e di un Paese che si era sognato diverso.

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