I disabili nelle scuole sono raddoppiati in 20 anni, ma nessuno sembra accorgersene
La prima puntata del nostro viaggio dedicato a scuola e ragazzi disabili: così una sentenza della Corte Europea dei diritti dell'Uomo ha portato allo scoperto le mancanze del nostro sistema di inclusione
19/10/2020 di Daniele Tempera
La storia parte da Eboli e arriva a Strasburgo. Hanno dovuto bussare fino alla porte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo i due genitori di una bambina autistica campana per ottenere un diritto basilare: permettere alla figlia ad avere un’assistenza adeguata nella scuola pubblica.
Ma la condanna, arrivata a metà settembre, non si è fermata ad Eboli. Ha coinvolto un intero Paese che, per primo negli anni ‘70, ha scommesso sull’inclusione dei diversamente abili e su un tipo di società diversa, un’eredità pregiudicata da anni di spending review. L’Italia è stata infatti ritenuta responsabile di non aver fornito adeguata assistenza scolastica adeguata alla giovane, nonostante il ricorso dell’Avvocatura di Stato che motivava il mancato “servizio” con le restrizioni imposte dai tagli della legge di stabilità del 2011.
Tra la necessità di far quadrare i conti e quella di garantire dei diritti, la corte di Strasburgo ha privilegiato la seconda. Una sentenza che potrebbe fare scuola.
Sì, perché se gli alunni disabili rappresentavano nel 1990 l’1.8% degli studenti italiani nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, nello scorso anno scolastico la loro percentuale sale a oltre il 4%. Quattro alunni su 100 nelle scuole italiane dell’obbligo hanno una disabilità di qualche tipo. Una media che sale al 4.3% (69.021 alunni) nelle scuole primarie (elementari) e si attesta al 4.1% nelle secondarie di primo grado (medie) e al 2.9% in quelle di secondo grado (superiori).
«La scuola rappresenta l’unico spazio di inclusione sociale reale per i ragazzi disabili, ma è indubbio che ha oggi le sue criticità» spiega Loredana Fiorini, presidente dell’associazione Hermes che unisce i genitori dei ragazzi con disabilità.
Parliamo di una categoria composita di di oltre 259 mila ragazzi con deficit di tipo intellettivo, di sviluppo, affettivo-relazionali, motori e visivi. Di studenti con problemi di linguaggio, apprendimento e attenzione che hanno il diritto di sentirsi parte di una collettività e intraprendere un percorso di crescita personale.
Una presenza che varia da Regione a Regione. È la Sardegna a far registrare la maggior presenza di alunni disabili con più del 4% sulla percentuale degli studenti, seguono Liguria (4.03%), Sicilia (3.98%) e Abruzzo (3.95%).
Ma sono spesso le regioni con una media di studenti disabili superiore a quella nazionale a far registrare le situazioni più critiche.