Pochi e spesso poco formati: chi sono oggi gli insegnati di sostegno

Il secondo appuntamento del nostro speciale su scuola e disabili: sotto-dimensionati e spesso estratti dalle liste curriculari, chi sono oggi gli insegnanti di sostegno italiani

21/10/2020 di Daniele Tempera

Per favorire l’integrazione degli studenti disabili il Miur mette a disposizione, ormai da decenni, una figura professionale apposita. La figura dell’insegnante di sostegno nasce in Italia nel 1975, esattamente 45 anni fa. È un insegnante specializzato assegnato alla classe dell’alunno con disabilità per favorirne il processo di integrazione. Una figura quindi essenziale per il percorso scolastico dello studente, che non sostituisce il docente di ruolo, ma che rappresenta una risorsa per le sue necessità educative. Eppure la sua presenza non è uniforme in tutto il territorio nazionale e presenta non poche criticità.

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E sono proprio le regioni del Nord, spesso all’avanguardia per molti altri aspetti, a registrarne la carenza più significativa. In Liguria, una delle regioni con la percentuale più alta di studenti con disabilità in Italia, ogni docente di sostegno si occupa di 2.65 alunni, in Friuli di 2.52 e il Lombardia di 2.34. Le percentuali migliorano nettamente al Sud con la Sardegna che, con 1.25 alunni per insegnanti si configura come una delle regioni più all’avanguardia d’Italia per il sostegno scolastico.

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Una conferma che trova riscontro anche nel minor numero di ore settimanali riservate al sostegno al sud (14.1) rispetto a quelle del nord (12.5). Ma la situazione resta critica in tutto lo Stivale come ricorda Loredana Fiorini: «Spesso per la logica dei tagli, dei bilanci e dei risparmi, che hanno falcidiato la scuola questi anni, non si vanno a coprire i reali bisogni dello studente.Gli insegnanti di sostegno offrono supporto a tutta la classe, ma le ore vengono tagliate e non sono rari i ricorsi al Tar. Lo studente disabile deve venire sempre raccordato con la classe, ma se questo non avviene partiamo di esclusione, non di inclusione».

Un problema che si interseca con la carenza e lo scarso ricorso a figure specializzate. Nel corso dell’anno 2017/2018, il 35.6% delle figure per il sostegno in Italia sono state selezionate dalle liste curriculari, ovvero da insegnanti che avevano scarsa o pochissima preparazione nel sostegno. Una media che in Piemonte raggiunge addirittura il 50.6% e vede tutte le regioni del Nord con medie nettamente superiori rispetto al resto d’Italia.

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Una dinamica che ha sicuramente un costo: «Sono troppi gli insegnanti al sostegno che non hanno una formazione specifica. Si dice spesso che l’Italia è uno dei paesi modelli per quanto riguarda l’inclusione, ma a quale prezzo? Come viene realizzata? L’assegnazione su cattedra di personale non qualificato crea grandi problemi, io ho passato anni della scuola di mio figlio a insegnare ai docenti di sostegno come interagire con il ragazzo -spiega Loredana Fiorini- ancora una volta, la colpa è sistemica, non è certo degli insegnanti, ma la formazione fa la differenza e sono i ragazzi a pagare il prezzo più alto».

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