Scuola e disabili: perché il precariato pregiudica un diritto

La terza puntata del nostro speciale su scuola e disabili: perché l'instabilità delle cattedre mette a repentaglio l'inclusione e la formazione

22/10/2020 di Daniele Tempera

Pochi e spesso pco qualificati, ma questi non solo. Gli insegnanti  di sostegno tendono a cambiare di anno in anno in Italia, privando di fatto i ragazzi di una continuità didattica ed educativa fondamentale. Nel corso dell’anno scolastico 2017-2018 lo hanno cambiato più della metà degli studenti con disabilità in Italia.

Made with Flourish

Una media che è più accentuata al Nord, rispetto al Centro e al Sud, dove la percentuale di ragazzi che hanno cambiato l’insegnante tra un anno e l’altro sale addirittura al 62%. Un fenomeno spiegabile con il flusso che vede molti insegnanti del Sud spostarsi verso Nord per accumulare punteggio e poi tornare a esercitare la professione verso casa.

LEGGI ANCHE LA PRIMA PUNTATA: I DISABILI SONO AUMENTATI IN 20 ANNI, MA NESSUNO SEMBRA ACCORGERSENE

LEGGI ANCHE LA SECONDA PUNTATA: CHI SONO OGGI GLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO

Secondo il portale Tuttoscuola quest’anno circa 170 mila alunni con disabilità (il 59% del totale) all’apertura delle scuole non hanno trovato il docente di sostegno che li seguiva l’anno scorso.

«La continuità didattica è fondamentale, lo è per tutti gli studenti, ma ancor di più per gli studenti alle prese con una disabilità. Quando manca la continuità viene a mancare il ruolo dell’insegnante di sostegno che impiega molto tempo a entrare in relazione con questi studenti, spesso non basta un intero anno scolastico. Se questa figura cambia ogni anno anche lo scopo dell’insegnante di sostegno viene meno, ne derivano tre ordini di problemi: una frustrazione per il ragazzo, un danno enorme per la didattica, uno spreco inutile per lo Stato- argomenta Loredana Fiorini, che non ha dubbi sulle cause – Alla base di tutto questo c’è il precariato, malgrado il Miur invochi sempre la continuità scolastica, il dirigente scolastico si trova di fronte a delle graduatorie ogni anno che deve rispettare, quindi non è nel potere delle scuole garantirla. Gli insegnanti di sostegno sono tutti precari con contratto annuale, il problema non è dei dirigenti, ma del sistema. Servirebbero più cattedre con posti stabili. Un principio che vale per tutti gli studenti, ma ancora di più per gli studenti disabili. Quel che è certo è che tutti pagano il prezzo di questa discontinuità in termini formativi».

Un’ipotesi suffragata da dati concreti, come ricorda Tuttoscuola i posti di sostegno sono passati dai 59 mila del 1997-98 ai 173 mila del 2019-20, ma circa 73 mila (il 42%) sono precari. E per quest’anno è prevista l’immissione nelle scuole di altri 10mila precari in più nel sostegno.

Altre figure chiave nell’assistenza ai ragazzi disabili sono quelle degli “Operatori di assistenza” e degli “Addetti alla comunicazione: entrambe sono nominate dagli Enti Locali a supporto dell’alunno con disabilità, per consentirgli di frequentare le lezioni in modo adeguato. La figura di “Operatore di Assistenza” è riferita prevalentemente agli alunni con disabilità di tipo fisico e conseguenti problemi di autonomia, l’Addetto alla Comunicazione si occupa degli alunni con disabilità sensoriale.

Made with Flourish

Sono figure essenziali, spesso chiamate a supplire delle carenze evidenti degli insegnanti di sostegno, come spiega Loredana Fiorini: «Il ruolo degli operatori di assistenza, presente fino alle medie, se ben interpretato è molto importante sia per il corpo docente, che per il ragazzo stesso. Spesso hanno più ore degli insegnanti di sostegno, e in particolare il ruolo dell’addetto alla comunicazione è di favorire la comunicazione tra lo studente e lo spazio intorno, compresi i docenti. Ad esempio, se parliamo di persone specializzate nelle specialità visive, possono saper leggere il braille, cosa che spesso gli insegnanti di sostegno non sanno fare».

In questo caso le carenze più critiche si riscontrano in Campania dove è presente 1 operatore ogni 14.3 studenti e in Molise 13.1 studenti per operatore, mente migliora nettamente al Nord, con la Lombardia e la Regione autonoma di Trento che vanta il più alto numero di operatori.

Share this article