Ha dovuto ammettere di aver tradito il marito a causa di Street View ma Google non la risarcisce

La donna ha provato a portare Google in tribunale ma non ha ottenuto il risarcimento richiesto nonostante la violazione privacy

16/09/2022 di Redazione

La donna sostiene che il marito ha scoperto il tradimento su Street View ma Google è riuscito a non risarcire la donna perché, secondo i giudici, mancava la prova schiacciante che proprio il consulto di Google Maps fosse alla base della fine della relazione. L’auto della donna che non ha ottenuto il risarcimento era stata ripresa senza oscurare la targa in un luogo che ha contribuito al fatto che il marito scoprisse il tradimento ma, nonostante questo, per i giudici manca la prova che che ci sia un legame diretto tra quella che è – a tutti gli effetti – violazione della privacy e la scoperta della relazione extraconiugale.

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Tradimento su Street View e la violazione privacy

I fatti sono i seguenti: l’auto è stata ripresa da Google Street View senza essere oscurata e, con questa consapevolezza, il marito ha messo pressione alla moglie finché lei non ha confessato. Poco importa che non ci fossero nemmeno avvertenze rispetto al fatto che su quella strada stessero scattando delle fotografie – come ha sottolineato anche Il Sole 24 Ore -. La donna ha chiamato in giudizio Google Italy, imputandole la fine del suo matrimonio, e anche questo è stato considerato errore dai giudici.

Il servizio di Google Maps, infatti, è svolto da Google LLC. I giudici, come già accennato, oltre a questo hanno ritenuto inutile chiamare in causa il colosso californiano per il tradimento poiché mancava la prova che ci fosse un effettivo legame. C’è però il tema della violazione privacy sia per quanto riguarda l’avviso esplicito sulle riprese fotografiche in corso che per quanto riguarda l’oscuramento dei fati acquisiti (la targa) non avvenuto.

Parlando di questo tipo di violazione, Google è stato recentemente coinvolto per la questione Google Analytics: il servizio di web analysis è stato utilizzato da alcuni siti – finiti nel mirino del Garante Privacy – in maniera non conforme rispetto al Regolamento Ue sulla protezione dei dati personali.

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