Parla Genovese: «Ero terrorizzato perché ho fatto sesso con una minorenne»

Le rivelazioni

20/01/2021 di Gabriele Parpiglia

«Penso che questo processo mi possa dare la possibilità di dimostrare che non nuocerò più alle donne e alla collettività». Emergono i primi dettagli sulla vicenda legata al caso Alberto Genovese e a parlare è proprio l’imprenditore rinchiuso da oltre due mesi nel carcere di San Vittore. Genovese sta vivendo questo periodo da “tormentato” dietro le sbarre, proprio come avevamo detto nel libro “Da Terrazza Sentimento – a Finestra Isolamento”.

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Rivelazioni Genovese, le parole da San Vittore

«Non capisco se ci fosse una sorta di macchina succhia soldi intorno a me e questo mi fa stare male. Il mio è il cervello di un tossicodipendente e sono tormentato dall’incapacità di distinguere la realtà dalla finzione». Racconta Genovese nelle sue prime parole da detenuto. Il tormento di Genovese è diviso su più filoni nella sua testa. È tormentato dalle allucinazioni uditive e le sente: «Attraverso il respiro o il battito cardiaco o da una mano che passa sulla stoffa, dai condotti dell’aria condizionata, dal rumore del movimento delle suole delle scarpe sul pavimento», dice l’imprenditore in preda, forse, a un percorso di disintossicazione fisica e mentale con i postumi che ne derivano.

«Nell’agosto del 2015 “quando ho cominciato a pippare», lo ricorda bene quel periodo quando è passato da GeNiovese re delle start up, ad Alby degli Animal Party a “Terrazza Sentimento”. Genovese, ricorda perfettamente quando ha iniziato a pippare (soprattutto la coca rosa, la sua preferita, non mancava mai, ndr) ma non ha ricordi della sera relativa allo stupro di A.

«Ho ricordi molto confusi», riguardo la sera tra il 10 e l’11 ottobre.

La difesa dell’imprenditore, secondo i rumors, sosterrebbe che la modella gli avrebbe proposto: «Dammi 3000 (euro) e puoi fare tutto quello che vuoi». Per questa proposta, lui, l’avrebbe definita la sua “idola”. «Ho preso i soldi dal comodino e glieli ho contati. Lei è andata in bagno, credo a contarli. Ricordo che è tornata nuda e con la borsetta mi ha detto “eh, eh”. Allora sono andato nello studio, ho preso un’altra manciata di soldi, forse una mazzetta intera di 10.000. Lei si è stupita dicendomi: “figuriamoci se non hai mai pagato una prima”. Io cerco di illudermi che non ci sia una correlazione tra il fatto che faccio loro dei regali e il fatto che stanno con me», sostiene Alberto. Poi la serata, anzi la discussione prende una piega diversa.

Pare che lui le avesse proposto altri 500 euro «Se si fosse fatta legare, se avesse urlato ma non tanto da essere sentita dal condominio».

In realtà la parte lucida, quel che restava di Genovese, si accende come una lampadina piccolissima. «Improvvisamente ero terrorizzato perché avevo fatto sesso con una minorenne per questo ho bruciato i soldi con un cannello da cucina». Il resto è storia. Una storia che ancora avrà molte pagine da scrivere. In attesa del sequel, di un nuovo ebook, con tutte le novità legate al caso Genovese però è sicuro di una cosa.

«Non nuocerò più alle donne e alla collettività. Perché nessuno mi ha portato a farmi curare»… Perché Alberto non hai più diciotto anni… Intanto fioccano le denunce. Sia quelle di chi si presenta in questura, sia quelle delle ragazze “scovate” dalle telecamere di casa Genovese. Le telecamere: vere e uniche testimoni del caso Genovese. Un caso ancora tutto da scrivere…

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