Si apre il tema dell’installazione di 100 telecamere a riconoscimento facciale alla stazione centrale di Milano

La decisione del consiglio comunale della città segue le richieste di Fratelli d'Italia e Lega e la sempre maggiore esigenza, da parte dell'opinione pubblica milanese, di sicurezza. Ma ci sono dei profili di legittimità da valutare

29/07/2022 di Redazione

Riconoscimento facciale a Milano, un capitolo che si è aperto negli ultimi giorni, dopo le scene – riprese da un cellulare e pubblicate sui social network – della feroce aggressione, in pieno giorno, ai danni di un ragazzo (preso a calci in faccia) e dopo l’intervento – con relative polemiche – di Chiara Ferragni sull’argomento. Intervento che, come dicevamo, è diventato immediatamente centrale nel dibattito politico cittadino e che ha offerto il fianco a Lega e a Fratelli d’Italia per questa proposta. Con uno scostamento di bilancio, nella giornata di ieri, il comune ha stanziato i fondi per l’acquisto di 100 telecamere a riconoscimento facciale da installare proprio nei pressi della stazione centrale di Milano.

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Riconoscimento facciale a Milano, l’installazione delle telecamere e i problemi legati alla privacy

L’esigenza di rispondere a questa richiesta di sicurezza, per una serie di episodi che hanno trovato una vasta eco sui social network e che sono stati effettivamente centrali nel dibattito politico cittadino, ha portato – come detto – le forze politiche ad alzare il titolo: la cifra spesa per le telecamere si aggira intorno ai 150mila euro e questo obiettivo ha permesso alle minoranze di centrodestra di ritirare tutti gli emendamenti sulla gestione del tema della sicurezza proposta dall’amministrazione comunale del sindaco Beppe Sala.

Tuttavia, la questione relativa alle telecamere con riconoscimento facciale e alla loro installazione deve essere comunque subordinata a un parere del Garante della Privacy. Lo prevede, tra le altre cose, la moratoria sul riconoscimento facciale nei luoghi pubblici che è stata approvata dal parlamento italiano alla fine dello scorso anno. Si tratta sicuramente di un quadro legislativo con cui le amministrazioni locali (Milano non è sicuramente il primo comune a installare o a tentare di installare le telecamere a riconoscimento facciale) devono fare i conti. Nonostante l’impossibilità generale di installare impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale, la moratoria prevede che possano esserci spazi per le telecamere che funzionino con il semplice face detection, senza scopi identificativi per i soggetti inquadrati.

In ogni caso, sempre nella moratoria, si prevede anche una eccezione per eventuali rilievi «effettuati dalle autorità competenti a fini di prevenzione e repressione dei reati o di esecuzione di sanzioni penali di cui al decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51». Di fatto, per motivi di sicurezza, questo tipo di telecamere potrebbe essere installato. Previo parere, tuttavia, dell’autorità Garante della protezione dei dati personali: sarà proprio il Garante, infatti, a dare l’eventuale via libera all’installazione di questa tipologia di telecamere. La questione non è ancora chiusa, nonostante l’approvazione dello scostamento di bilancio: servirà a evitare l’ennesimo braccio di ferro su un tema estremamente delicato?

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