Quanto ne sappiamo sul riconoscimento biometrico | NOVESEDICESIMI

L'approfondimento sul tema è stato curato, per Giornalettismo, dal fisico e divulgatore scientifico Giorgio Sestili

17/01/2022 di Redazione

Sapevi che, se stai sbloccando il tuo smartphone con il riconoscimento facciale o con l’impronta digitale, stai utilizzando un sistema che si basa sulla biometria? E lo sai che, attraverso questo sistema, è possibile anche effettuare operazioni bancarie (o di altro genere, ma molto simili)? Inoltre, il riconoscimento biometrico può essere alla base di diversi sistemi di controllo e, proprio per questo motivo, sta diventando un tema su cui le legislazioni degli stati devono intervenire in maniera univoca e senza alcuna incertezza, proprio perché – spesso – sono in gioco delle libertà fondamentali. Per questo motivo, Giornalettismo ha deciso di aprire proprio con il tema del riconoscimento biometrico la serie del suo format di approfondimento, Novesedicesimi. Attraverso il canale Instagram della nostra testata sarà possibile accedere a dati, interviste e contenuti esclusivi che, di volta in volta, andranno a toccare degli argomenti diversi. Il tema del riconoscimento biometrico è stato affidato a Giorgio Sestili, comunicatore e giornalista scientifico, che ha raccolto i pareri degli esperti e ha messo insieme i dati e il lessico minimo che ci permetteranno di conoscere meglio, dopo questa settimana dedicata all’argomento, i vari aspetti – della vita di tutti i giorni, ma anche della tecnologia e del diritto – del riconoscimento biometrico.

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Riconoscimento biometrico, l’introduzione del primo giorno

La puntata si articolerà in cinque giornate. Oggi, Giornalettismo ha introdotto l’argomento, mettendo in fila tre domande fondamentali quando si parla del riconoscimento biometrico: come funziona, quali leggi lo disciplinano, è sicuro utilizzarlo? Innanzitutto, è importante chiarire che l’Italia – grazie alla moratoria fortemente voluta dal deputato del Partito Democratico Filippo Sensi, inserita all’interno del decreto capienze – impedisce di utilizzare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Nel mese di aprile, prima ancora che la proposta diventasse legge, era stato proprio Filippo Sensi a spiegare a Giornalettismo su quali presupposti si basasse la sua decisione di portare questa tematica all’attenzione dei legislatori italiani: «Il riconoscimento facciale – ci aveva detto – mi sembra uno step ulteriore su cui, tra l’altro, c’è molto da dire. Per esempio: cosa vuol dire che riconoscono le facce? Fanno il trackingmatchano con il social network e con i profili? E a quali database fanno riferimento? Insomma, parlare di riconoscimento facciale mi sembra un po’ vago, perché dietro ci sono moltissime cose».

Si tratta di domande che, purtroppo, alcuni amministratori locali in Italia hanno provato ad aggirare: il riconoscimento facciale, ad esempio, era stato introdotto nel 2019 dal Comune di Como. È dovuto intervenire il Garante della Privacy, che ha espresso le proprie perplessità e ha limitato l’uso del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, obbligando il Comune di Como all’utilizzo delle videocamere installate unicamente per la sorveglianza video di routine. Un caso ancora più recente è stato quello del comune di Udine che aveva acquistato delle telecamere di ultima generazione con una predisposizione al riconoscimento facciale. Ovviamente, quest’ultimo non può essere utilizzato, ma non mancava la speranza – fino a qualche mese fa – di un cambiamento in materia, soprattutto in materia di sicurezza pubblica (era diventata, questa, una vera e propria bandiera di quei partiti e di quei comitati locali che chiedono maggiori controlli per tutelare la sicurezza dei cittadini).

Riconoscimento biometrico, l’intervista a Rudy Bandiera

Rudy Bandiera è un divulgatore e un creator, esperto dei temi legati al digitale. La sua esperienza con il riconoscimento biometrico è stata utile per farci comprendere alcune cose fondamentali rispetto a questa tecnologia. Sicuramente, abbiamo parlato di vantaggi e svantaggi relativi alle applicazioni della biometria nella vita di tutti i giorni. Siamo partiti da un gesto molto semplice, come lo sblocco del nostro smartphone o l’attivazione di alcuni servizi attraverso il nostro sguardo o la nostra impronta digitale.

riconoscimento biometrico

«Nel suo utilizzo più pratico, il riconoscimento biometrico serve a sostituire il nostro username o la nostra password con la nostra impronta digitale, con la nostra retina, con i tratti del nostro viso – ha spiegato Rudy Bandiera -. Per quanto possibile, io utilizzo i sistemi di biometria perché li trovo abbastanza sicuri». Ecco, a questo punto occorre capire quali possono essere considerati i vantaggi o gli svantaggi di questi sistemi: «I vantaggi sono lampanti. In particolare, non dobbiamo ricordarci tante password: possiamo accedere a diversi servizi solo appoggiando il nostro dito sopra al nostro smartphone o solo guardando il nostro dispositivo».

D’altra parte, però, c’è il tema della privacy: «Uno dei problemi maggiori è capire dove vanno a finire i nostri dati biometrici. Sono contenuti solo in un dispositivo oppure vanno sul cloud o in rete? I temi legati alla privacy e al riconoscimento biometrico sono quelli classici: dove vanno i nostri dati? Come vengono utilizzati? Per quanto tempo vengono conservati?». Rudy Bandiera, nell’utilizzo dei sistemi biometrici, sostiene che sia importante utilizzare un servizio di gestione delle password per poter avere un luogo fisico sicuro a cui accedere grazie alla biometria.

riconoscimento biometrico

Riconoscimento biometrico, i tecnicismi e gli aspetti legali

Tutto oro quello che luccica? Non proprio. Bisogna considerare sempre tutti gli aspetti tecnici del riconoscimento biometrico e, soprattutto, le questioni legali. Donato De Ieso, esperto di intelligenza artificiale, ha spiegato come fa un dispositivo a riconoscere il nostro volto. «Vengono identificati dei punti chiave all’interno della nostra iride, del nostro viso o della nostra impronta digitale. L’algoritmo misura la distanza tra un occhio e l’altro, o ad esempio tra il labbro superiore e il labbro inferiore, attraverso delle telecamere di profondità. A livello di riconoscimento, i sistemi sono affidabili perché sono univoci. Ma è necessario che siano inseriti in sistemi crittografati e molto sicuri».

Per ovviare a potenziali distorsioni dell’utilizzo dei sistemi di riconoscimento biometrico, interviene la legge. Abbiamo già detto della moratoria approvata in Italia. Ma ci sono anche degli aspetti costituzionali che vanno presi in esame. Lo abbiamo chiesto a Valerio Lubello, docente di diritto pubblico: «Dal punto di vista della privacy, siamo nel mondo dei dati biometrici che possono essere trattati solo qualora ci sia una solida base giuridica. Questo sta a significare o il consenso del soggetto interessato o una previsione di legge che preveda tale tipologia di trattamenti. I rischi concreti per la nostra privacy sono stati enucleati dal Garante: quello di una sorveglianza indiscriminata e di massa della popolazione potrebbe essere tra questi rischi». Bisogna capire, dunque, se il legislatore è al passo con l’evoluzione della tecnologia: «Non sempre – spiega Valerio Lubello -. Basti pensare che nel caso dell’utilizzo dei dati biometrici, il recente intervento legislativo sospende l’utilizzo di determinate tecnologie. Chi arriva prima, di solito, sono i giudici o le autorità garanti per la protezione dei dati personali».

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Riconoscimento biometrico, la sintesi di Giorgio Sestili

Alla fine della nostra rassegna sul riconoscimento biometrico, è Giorgio Sestili a tirare le somme dello stato dell’arte di questa tecnologia in Italia. I sistemi che utilizzano le caratteristiche uniche del nostro corpo per accedere a quei dispositivi che utilizziamo quotidianamente sono sempre più diffusi, ma il nostro Paese è davvero pronto a utilizzarli? E come si comporta nel caso dei problemi di privacy che sono stati evidenziati? «I sistemi sono facili da usare, ma non privi di rischi: tra questi il problema della sicurezza e il problema della provacy – ha detto Giorgio Sestili -. In entrambi questi campi si può fare molto per aumentare la sicurezza. L’impronta digitale non si può cambiare, mentre una password si può modificare.

Ma affiancando al sistema di riconoscimento biometrico la doppia autenticazione su cui molti stanno lavorando negli ultimi mesi, è possibile aumentare di molto il livello di sicurezza». Migliorie sono possibili anche dal punto di vista dei rapporti tra l’utilizzo del riconoscimento biometrico e il sistema di leggi: «Sul fronte della privacy, si stanno facendo grossi passi in avanti sia per quanto riguarda il fronte Garante, sia per quanto riguarda le istituzioni europee: il GDPR è una di queste, ma c’è di più. L’Italia è stato il primo Paese in Europa a vietare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. È chiaro: non è ancora abbastanza, la tecnologia corre sempre più veloce delle leggi, ma è comunque un notevole passo in avanti».

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