Cos’è il REM e come si estenderà anche ai lavoratori del sommerso

Abbiamo finalmente capito a cosa si riferivano le parole che, in diversi esponenti del governo, avevano pronunciato nei giorni scorsi in merito all’aiuto da dare a tutti quei lavoratori in nero che in questa crisi sanitaria da coronavirus hanno perso quel lavoro che svolgevano e che garantiva loro un’entrata, sebbene non tracciata dallo Stato. Per la prima volta si è parlato di REM, il reddito di emergenza. Si tratta di una misura completamente nuova, uno strumento che il governo metterà a dispozione di un’ampia platea di aventi diritto.

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Cos’è il REM e come funziona la nuova misura prevista dal governo

Ma cos’è esattamente il REM? Chi sono i suoi potenziali destinatari? Non soltanto le partite iva, per le quali verrà esteso quel bonus di 600 euro una tantum che il governo aveva previsto in questa fase di blocco totale delle attività non indispensabili. Ma anche tutti coloro che hanno finito i sussidi di disoccupazione, a quelli che hanno lavorato in nero, a tutti i lavoratori stagionali, sia quelli che non hanno potuto esercitare la loro professione in questo periodo difficile (colf e badanti, ma anche baby sitter), sia quelli che potranno incontrare delle difficoltà nei mesi estivi (si pensi ai bagnini, agli operatori del turismo, agli stagionali nella ristorazione, alle guide turistiche e così via).

Si tratta di una platea davvero imponente, con una stima che potrebbe aggirarsi intorno ai 10 milioni di italiani in queste condizioni. Va da sé che per soddisfare tutti questi requisiti occorrerà stanziare una cifra importante. Il governo starebbe pensando sostanzialmente di mettere a bilancio 6 miliardi per garantire questa distribuzione di denaro e per estendere fino alla fine dello stato d’emergenza (ovvero, la famosa data del 31 luglio 2020) anche la cassa integrazione in deroga, per agevolare quelle aziende e quei lavoratori che si sono visti ridurre il lavoro in questo periodo difficile.

Il REM e l’estensione anche per i lavoratori in nero

Un modo, quello previsto dal ministro Roberto Gualtieri, che potrebbe superare di netto il reddito di cittadinanza. Una misura completamente nuova che dovrebbe essere collegata esclusivamente al periodo dell’emergenza e che non dovrebbe essere strutturale proprio come lo stesso reddito di cittadinanza (che è già stato interessato da alcuni provvedimenti in questa crisi, come lo stop all’obbligo di accettare un lavoro per i percettori in questo periodo in cui tutta Italia è in quarantena).

La platea di possibili aventi diritto che più stupisce è senz’altro quella dei lavoratori del sommerso, quelli assunti in nero e che non contribuiscono al pagamento delle tasse e all’ecosistema fiscale. Tuttavia, il rischio sempre più alto che ci possa essere una emergenza sociale sia durante, sia dopo la crisi, ha spinto il governo a intervenire. Troppo forte la tentazione per la criminalità organizzata di approfittare dell’emergenza per fare nuovi reclutamenti.

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