Il ministro Provenzano e quel «dovremo aiutare anche chi lavorava in nero»
24/03/2020 di Enzo Boldi
In tempi di necessità occorre pensare a tutti, anche a chi lavora in nero. Questo è il pensiero del ministro Provenzano, capo del dicastero per il Sud e per la Coesione social nella sua intervista rilasciata a Il Corriere della Sera. Secondo lui, infatti, dopo aver risolto (o tentato ti farlo) le questioni che riguardano le imprese e tutti gli altri lavoratori, occorrerà aprire un tavolo e fare luce anche su tutto quel sommerso di persone che operano senza avere un regolare contratto. E in Italia questo numero resta sempre vertiginoso.
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In un colloquio avuto con Federico Fubini, il ministro Provenzano ha aperto alla possibilità di trovare soluzioni a supporto anche di tutti quei cittadini – che lui stesso sottolinea essere principalmente al Sud Italia – che non hanno un regolare contratto e che si trovano ad aver perso il lavoro per via di questa emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus a causa della chiusura di molte attività produttive, fabbriche e negozi. Insomma, secondo il capo del dicastero per il Sud, non si può far finta che la questione non esista e occorre correre ai ripari anche su questo tema.
Il ministro Provenzano e quel «dovremo aiutare anche chi lavora in nero»
«L’economia meridionale ha una vasta zona grigia di sommerso che ha riflessi anche sull’economia legale – ha spiegato Giuseppe Provenzano -. Le misure che il governo ha messo in campo fin qui hanno privilegiato l’emerso, com’era inevitabile. Ma se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero».
La faglia evidente in uno stato di emergenza
Anche il sommerso, dunque, merita un supporto. Ovviamente non fa riferimento alle aziende o imprenditori che offrono posti di lavoro in nero, ma ai singoli cittadini che hanno lavorato senza un regolare contratto. Secondo il Ministro Provenzano, una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo rende inevitabilmente più visibile anche questa faglia del sistema nazionale.
(foto di copertina: da pagina Facebook)