Come funziona la regolarizzazione dei migranti

Non è un mistero che la regolarizzazione migranti abbia fatto rischiare la crisi di governo proprio nel momento meno adatto, ovvero quando bisognava dare delle risposte economiche alla crisi successiva al coronavirus. Il decreto rilancio da 55 miliardi – pari a due manovre finanziarie, ha detto ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – ha sanato questo punto così controverso. Su cui, adesso, abbiamo qualche dettaglio in più. Come funzionerà, dunque, la regolarizzazione dei migranti e dei braccianti agricoli, oltre che quella di colf e badanti?

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Regolarizzazione migranti, cosa c’è scritto nel decreto rilancio

La questione, che è stata molto dibattuta e che ha causato lo sfogo e il pianto del ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, è decisamente complessa. In ogni caso si possono tracciare alcune righe per comprenderla meglio: innanzitutto la platea di riferimento. Si parla di un provvedimento che interesserà braccianti, colf e badanti, cittadini stranieri, ma anche cittadini italiani, che abbiano un rapporto di lavoro irregolare per lavorare nei campi. Inoltre, il decreto si rivolge anche ai migranti con un permesso di soggiorno scaduto. Non si parla più di 600mila persone, ma di una cifra sostanzialmente inferiore di circa 200mila unità.

Regolarizzazioni migranti, i passaggi

La regolarizzazione migranti può essere chiesta sia dal lavoratore, sia dal datore di lavoro. Nel caso in cui fosse il lavoratore a richiederla, sarà perché il suo permesso di soggiorno è scaduto entro ottobre 2019. Dunque, ci sarà la possibilità di prorogarlo di altri sei mesi, tempo utile a ottenere un contratto di lavoro che garantirà la definitiva riconversione in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Il datore di lavoro, invece, dovrà ‘denunciare’ il lavoratore irregolare, permettendogli di ottenere un contratto non inferiore rispetto a quello previsto dagli accordi collettivi: dovrà versare 400 euro e una cifra forfettaria che varrà per sanare la posizione del lavoratore irregolare.

È stato escluso qualsiasi tipo di scudo penale per i datori di lavoro che abbiano sfruttato l’immigrazione clandestina, con l’impossibilità, quindi, di agevolare il caporalato. Inoltre, nessun datore di lavoro che abbia subito condanne potrà richiedere la regolarizzazione, così come nessun lavoratore che, negli ultimi anni, abbia subito condanne o espulsioni per minacce all’ordine pubblico. Le istanze andranno presentate dal 1° giugno al 15 luglio.

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