La Verità e la storia del referendum sulla cannabis che «sdogana la droga dello stupro»

Si tratta di un assunto che parte da un presupposto scorretto relativamente al quesito referendario

14/11/2021 di Redazione

Il referendum cannabis legale ha dovuto combattere, sin dal primo momento del grande successo relativo alla sua raccolta firme (anche online), con una serie di affermazioni che tendevano a disinformare sulle reali modifiche dell’ordinamento italiano richieste dal quesito referendario. Solitamente funziona così: il testo viene forzato e, in base a questo passaggio, si sovrinterpreta. Oggi su La Verità è uscito un articolo così titolato: Il referendum sulla cannabis legale vuole sdoganare la droga dello stupro. All’interno dell’articolo, si evidenzia che la proposta del referendum è quella che si cancelli la pena per chi «coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia» alcune sostanze stupefacenti. Secondo La Verità – in sintesi – tra queste ci sarebbero anche GHB e GBL, comunemente conosciute come droghe dello stupro.

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Referendum cannabis legale, la posizione de La Verità

L’articolo è stato posto all’attenzione degli utenti di Twitter dal deputato di Forza Italia Elio Vito, che ha contestato il contenuto dell’articolo stesso:

Come si possono affermare due concetti così completamente diversi tra loro? Proviamo a capirci qualcosa. Innanzitutto, occorre partire dal quesito referendario, che illumina molto:

“Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309,  avente ad oggetto “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza“, limitatamente alle seguenti parti:

Articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”;

Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”;

Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?”

Quel limitatamente alle seguenti parti è fondamentale. Non c’è, dunque, la premessa citata da La Verità che afferma che il referendum punterebbe ad abrogare le pene per chi «coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia». Il referendum, infatti, vuole abrogare la pena solo per chi “coltiva” le sostanze in questione.

Per ottenere la droga dello stupro, invece, è opportuno un lungo processo di lavorazione. «Ad eccezione delle infiorescenze di cannabis (e dei funghi) – si legge sul portale che promuove il referendum -, tutte le altre sostanze stupefacenti richiedono necessariamente passaggi successivi affinché la sostanza possa essere consumata, attività queste che continuano ad essere punite all’articolo 73». Il fatto che l’articolo 73, anche post referendum, continui a prevedere la pena per chi vada a «produrre, fabbricare, estrarre, raffinare, vendere, offrire o mettere in vendita, cedere, distribuire, commerciare» droghe mette al riparo dall’assunto contestato invece da La Verità, che parla di sdoganamento della droga per lo stupro.

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