Agcom aveva bloccato RARBG nel 2017, ma è stato raggiungibile per anni

La disposizione dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni aveva avuto effetto solo nelle prime settimane. Prima dell'arrivo dei "mirror"

06/06/2023 di Enzo Boldi

Non poteva essere accessibile dall’Italia fin dal marzo del 2017, quando Agcom – con una delibera – impose agli Internet Service Provider (ISP) il blocco degli accessi al portale. Ma, attraverso il sistema “mirror“, il sito di torrent RARBG ha continuato a funzionare anche nel nostro Paese. Fino a qualche giorno fa quando, a casa della guerra in Ucraina e della pandemia (come riportato sl sito ufficiale), la piattaforma ha deciso di chiudere i battenti. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

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Il portale, nato nel 2008, è sempre stato al centro di moltissime controversie. Non tanto per la sua natura, ma per via delle violazioni delle leggi sulla protezione del diritto d’autore che si sono perpetrate nel corso degli anni. Infatti, sfruttando i file torrent, moltissimi utenti hanno iniziato a condividere – con il sistema peer-to-peer – film, serie tv, musica, videogiochi e tanto altro tra di loro. In forma completamente gratuita e in barba al copyright. Dunque, si tratta di atti di pirateria informatica ospitati dalla piattaforma. E RARBG (dove il BG finale sta per Bulgaria) non è stata l’unica a esser bloccata da Agcom nel corso degli anni.

RARBG, il blocco di Agcom nel 2017

Il blocco in Italia (che arrivò dopo disposizione analoghe nel Regno Unito, Danimarca, Turchia e Portogallo) venne sancito a cavallo tra febbraio e marzo del 2017. Nella sua delibera, l’Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni accolse la denuncia presentata dalla FPM-Federazione Contro la Pirateria Musicale e Multimediale (con delega ricevuta da parte dei grandi attori della scena musicale quali Sony Music Entertainment, Universal Music Italia e Warner Music Italia) che aveva segnalato la presenza di numerosi brani (coperti da diritto d’autore) all’interno della piattaforma di scambio di file torrent. Da lì, la decisione di impedire l’accesso alla piattaforma dal territorio italiano:

«Ordina ai prestatori di servizi di mere conduit operanti sul territorio italiano, individuati ai sensi dell’art. 14 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, di provvedere alla disabilitazione dell’accesso al sito http://rarbg.to, mediante blocco del DNS, da realizzarsi entro due giorni dalla notifica del presente provvedimento, con contestuale reindirizzamento automatico verso una pagina internet redatta secondo l’allegato A al presente provvedimento». 

Per alcune settimane, dunque, chi cercava sul proprio motore di ricerca RARBG veniva reindirizzato a questa landing page.

Di fatto, dunque, la piattaforma non era più accessibile grazie a questo provvedimento, analogo ad altri già presi in passato per lo stesso motivo: violazione della legge sulla protezione del diritto d’autore. Perché prima di RARBG, la stessa sorte era toccata ad altri grandi portali torrent e con il passare del tempo, l’elenco dei siti oscurati e resi inaccessibili in Italia è cresciuto notevolmente. Nel 2018, per esempio, la stessa sorte toccò a “Il Corsaro Nero”.

Il sistema “mirror”

Questi provvedimento, dunque, dovevano garantire una tutela del diritto d’autore. Ma allora, come è stato possibile raggiungere – fino a qualche giorno fa – RARBG? Alcuni utenti hanno utilizzato una VPN, ma questo sistema rallenta notevolmente il tempo del download di questi file torrent (o con link “magnet”) sui software usati per effettuare lo scaricamento dei contenuti. Ed è proprio per ovviare a questo “problema” che sono entrati in gioco i cosiddetti “mirror”. Di cosa parliamo?

Si tratta di un sito “specchio”, ovvero di una copia identica (o similare) di un portale o di un repository online. Tutto ciò viene ospitato su domini e server differenti rispetto a quello del sito generale. Da lì, dunque, gli utenti hanno avuto accesso ai file torrent, nonostante il portale originale non fosse più disponibile in Italia. I mirror, infatti, possono essere creati per consentire agli utenti di accedere al contenuto di un sito che è stato oscurato o bloccato dalle autorità. All’interno di questi siti specchio, vengono replicati i database dei file e anche le funzionalità di base del portale. Per questo motivo, nonostante il blocco in Italia, RARBG è stato utilizzato dagli utenti nostrani fino a qualche giorno fa. Fino alla sua chiusura “volontaria” e universale”.

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