Canta che ti passa: la Rai rischia davvero di perdere Sanremo?
Una sentenza del Tar della Liguria ha determinato la scissione tra marchio e format affermando il principio che una futura assegnazione del Festival alla Rai debba passare necessariamente da un bando pubblico
06/12/2024 di Gianmichele Laino
Quando una cosa popolarissima come il Festival di Sanremo incontra una cosa complicatissima come una sentenza del TAR, ecco che possono sorgere dei mostri divulgativi e disinformativi. Per questo motivo, un’analisi massmediologica si rende necessario per comprendere a fondo le motivazioni che hanno spinto il Tar della Liguria ad annullare la bozza di convenzione del comune di Sanremo con RAI – Radiotelevisione Italiana S.p.A e con RAI Pubblicità per l’organizzazione dei prossimi Festival di Sanremo (fatta eccezione per quello del 2025). E soprattutto per rispondere alla domanda: la Rai rischia davvero di perdere Sanremo? Partiamo, dunque, da alcuni punti fermi della questione Rai-Sanremo.
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Rai-Sanremo, le conseguenze della sentenza del Tar della Liguria
Il ricorso era stato presentato da JE – Just Entertainment, che parte come etichetta discografica e si configura – nel corso del tempo – come una società che opera a 360° nel settore dell’intrattenimento. Tutto è iniziato nel 2023, quando questa società aveva avanzato una manifestazione d’interesse verso il Festival di Sanremo, una volta appreso che la convenzione con tra il Comune e la Rai sarebbe scaduta il 31 dicembre di quello stesso anno. Insomma, la società aveva visto uno spiraglio per inserirsi all’interno di una questione che – come ha evidenziato lo stesso il produttore Sergio Cerruti, rappresentante di JE – era evidentemente una lotta di Davide contro Golia.
Venuto a conoscenza del fatto che non ci sarebbe stata alcuna procedura di assegnazione del Festival di Sanremo, ma che si sarebbe discussa una bozza di convenzione per traghettare le edizioni del festival del 2024 e del 2025 sempre sulla Rai, la JE ha avviato le procedure per il ricorso. Ovviamente – visti i tempi tecnici della giustizia amministrativa – le decisioni per il 2024 (edizione che si è già svolta) e per il 2025 (edizione che si svolgerà tra tre mesi) non sono state mutate e il Tar ha rigettato qualsiasi riferimento del ricorso a queste specifiche circostanze. Né ha accolto la richiesta di JE di un risarcimento danni conseguente all’impossibilità di concorrere alla partecipazione di una manifestazione come il Festival di Sanremo. Tuttavia, come detto, il Tar della Liguria ha dato ragione a JE in merito alla non regolarità delle convenzioni tra Rai, Rai Pubblicità e Sanremo, aprendo un precedente: d’ora in avanti, secondo questa sentenza, non sarà più automatica l’associazione tra il Festival di Sanremo e l’organizzazione e la trasmissione da parte della Rai.
Nella sentenza, il Tar non ha mancato di sottolineare come la posizione sul marchio Festival della Canzone italiana e sul format portato avanti dalla Rai fosse diversa tra il servizio pubblico e il comune di Sanremo (che pure si trovavano dalla stessa parte in questa contesa amministrativa). Così come il Tar ha evidenziato come JE, se non in presenza di un consorzio e di un avvalimento di servizi, non sarebbe stata in grado – al momento – né di sostenere economicamente né di trasmettere (non essendo una emittente) la manifestazione canora. Soltanto una procedura di gara, comunque, potrebbe stabilire i prerequisiti per una eventuale partecipazione di JE all’assegnazione di un servizio.
Una vicenda dalle sfumature simili: la sentenza Rai-Mosai.co
Ecco, dunque, il riassunto della vicenda legale. La sentenza verrà approfondita in un altro articolo del nostro monografico di oggi, così come la differenza che sussiste tra il marchio e il format. Tuttavia, occorre fare una riflessione. Non è la prima volta che la Rai si trova ad affrontare dei ricorsi che vedono il gigante opposto all’outsider. Vi avevamo parlato anche della sentenza Rai-Mosai.co: al termine di un lungo iter giudiziario, infatti, era stato stabilito dal Consiglio di Stato che – per la trasmissione in streaming dei suoi servizi – la Rai aveva affidato a un operatore l’infrastruttura in seguito a una procedura di collaudo non eseguita, di fatto, correttamente. Anche in quel caso, pur avendo la giustizia amministrativa riconosciuto un principio (la famosa affermazione di Davide contro Golia, di cui ha parlato anche Cerruti di JE), nei fatti la Rai ha avuto la possibilità di “ricominciare” e di affidare comunque il servizio all’operatore che aveva inizialmente selezionato. Anche se il collaudo, insomma, non si era svolto regolarmente (cosa evidenziata dalla sentenza del Consiglio di Stato, esattamente come la sentenza del Tar della Liguria ha riconosciuto che l’associazione Sanremo-Rai non possa essere automatica).
Detto questo, la Rai può perdere Sanremo?
La decisione del Tar della Liguria significa automaticamente la perdita di Sanremo da parte della Rai? Certo che no. Innanzitutto, come detto, la decisione non va a impattare minimamente sull’imminente edizione 2025 (per la quale sono stati già “convocati” i 30 cantanti in gara). Ma poi, non è detto che si prosegua su questa scia. La Rai ha annunciato il ricorso al Consiglio di Stato che potrebbe rivedere i termini della sentenza del Tar della Liguria.
In più, se una sentenza definitiva dovesse affermare la necessità di svolgere una gara d’affidamento per il marchio “Festival della Canzone italiana” a soggetti diversi, non è detto che la Rai non possa avere le carte in regola per vincere la procedura. Non si tratterebbe, infatti, di una trattativa privata, in cui la forza economica di altri soggetti potrebbe facilmente sopravanzare quella del servizio pubblico, ma di una procedura pubblica per cui la Rai si mostra, a oggi, ancora ben strutturata. Senza contare che molto dipenderà anche dalla modalità con cui verrà redatto l’eventuale bando di gara (non è un mistero che, chi scrive i bandi, abbia il potere di indicare dei criteri premiali “ispirati” o addirittura “sartoriali” rispetto a uno o più concorrenti). Fatto sta che una eventuale procedura di questo tipo renderebbe meno automatico il Festival di Sanremo ogni anno (esponendolo a eventuali ricorsi).
Nel frattempo, il sindaco di Sanremo Alessandro Mager tira dritto e guarda il bicchiere mezzo pieno: «Se alla fine la sentenza reggerà, faremo il bando, che problema c’è? Di sicuro, Rai o non Rai, il Festival di Sanremo non si tocca. Il Tar ha sancito in maniera inequivocabile che il Comune di Sanremo è proprietario del marchio del Festival, cioè è il Comune che lo organizza al di là delle convenzioni, molto articolate, con la Rai. E finché ci sarò io in carica, di certo il marchio non lo venderò a nessuno».