Radio Rai dimentica di avere tra i suoi canali anche GR Parlamento

La denuncia del sindacato UsigRai e del comitato di redazione. Durante la presentazione dei nuovi palinsesti, il logo della testata non è stato inserito nella brochure e nessuno l'ha menzionata

16/09/2022 di Enzo Boldi

NB, l’articolo è stato successivamente aggiornato con la posizione del direttore di Rai Radio1 Andrea Vianello, che ha scritto un tweet in risposta all’articolo di Giornalettismo che riportava la posizione dell’Usigrai. 

Settembre è il mese della ripartenza. Ricomincia la scuola, si torna al classico tran-tran quotidiano. Le televisioni e le radio presentano o iniziano a trasmettere nuovi programmi, tentando di offrire al telespettatore e all’ascoltatore trasmissioni al passo con il tempo. E tutto ciò accade anche per quel che riguarda la televisione pubblica. Nei giorni scorsi, infatti, è andata in scena una conferenza di presentazione dei nuovi palinsesti, anche per quel che riguarda la radiofonia di viale Mazzini. E le lungo elenco di celebrazione, ringraziamenti e approfondimenti, nessuno ha citato un nome simbolo del servizio pubblico: il GR Parlamento.

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Tutto inizia da quella presentazione dei nuovi palinsesti della stagione radiofonica della Rai. C’era una brochure, ma senza il logo di GR Parlamento – il canale più istituzionale, per ruolo e rappresentanza, delle televisione pubblica – e non solo. Nessuno dei presenti, compresi i vari direttori, ha citato l’emittente che, tra le altre cose, offre le tribune elettorali e racconta quotidianamente, non solo con approfondimenti ma offrendo anche la voce diretta dei protagonisti parlamentari nel corso delle varie sedute alla Camera e al Senato, cosa avviene dei due principali palazzi della politica italiana.

GR Parlamento escluso dalla brochure del palinsesto Rai

Tutto ciò ha provocato un inevitabile malcontento all’interno della redazione e non solo. Con un comunicato congiunto firmato da UsigRai (l’Unione sindacale dei giornalisti della Rai) e dal comitato di redazione del Giornale Radio Rai, si palesa tutto il rammarico per quanto avvenuto:

«Nei palinsesti di Radio Rai i conti non tornano. Come può accadere che in una presentazione ufficiale ci si dimentichi totalmente, o si ignori, l’esistenza del Canale Radiofonico Istituzionale dell’Azienda? Nella Brochure ci sono i loghi di tutti i canali, non quello di Gr Parlamento. Dal direttore della Radiofonia non una parola; dal direttore di Radio 1, Gr e appunto Gr Parlamento non una parola. Il Canale, di fatto, è come se non esistesse».

Non solo l’assenza del logo nella brochure, ma neanche una parola sul lavoro svolto – e da svolgere, ancor di più visto che manca poco più di una settimana al voto per le elezioni politiche – dalla redazione del GR Parlamento. E la nota congiunta si conclude con un pensiero amaro:

«Ogni appuntamento straordinario politico/istituzionale o grande evento – conclude la nota – trova spazio in un Filo Diretto o Speciale per l’occasione. Diamo ospitalità a Convegni, Focus e Webinar di alto profilo istituzionale. Eppure, per la Rai, Gr Parlamento non merita citazione, non merita una presenza tra tutti gli altri loghi, non merita presentazione. Semplicemente, non esiste».

Eppure, a differenza della televisione che da sempre è vittima di una plasmatura basata sugli “equilibri” partitici (più che politici), GR Parlamento è probabilmente quel canale (poco importa che il mezzo sia la radio e non la tv) che indossa le vesti più istituzionali e offre all’ascoltatore contenuti dalla viva voce dei protagonisti.

UPDATE DEL 07/10/2022 – con rettifica

Il direttore di Rai Radio1, Andrea Vianello, ha fatto notare che il contenuto dell’articolo non corrispondeva al vero. Lo ha fatto attraverso un tweet in cui ha espresso la sua posizione, evidentemente diversa rispetto a quella dell’Usigrai che era stata riportata all’interno del contenuto.

Andrea Vianello ha scritto: «È una fake news. Ha aperto prima di Radio Uno e degli altri canali pubblici il filmato di presentazione dell’offerta di Radio Rai ed è stata citata altre tre volte. Verificate prima di scrivere».

(Foto IPP/Gioia Botteghi)

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