Quanto inquinano vinili, CD e streaming musicale?
La produzione e il materiale di cui sono fatti i vinili è altamente inquinante ma paradossalmente i CD inquinano di più. Pensare che lo streaming sia la soluzione "green" per ascoltare musica è un errore
02/03/2023 di Giordana Battisti
Secondo i dati elaborati da Deloitte per la Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI) nei primi tre mesi del 2021 e per la prima volta dal 1991 i vinili hanno superato i CD nei ricavi. I dischi in vinile hanno fatto registrare 4,7 milioni di ricavi a fronte dei 4,4 milioni fatti registrare dai CD, il ricavo dei vinili è cresciuto del 121% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre quello dei CD che è calato del 6%. Questo dato è in parte correlato al fenomeno del “fascino” esercitato dagli oggetti vintage come appunto i dischi in vinile e che in futuro potrebbe riguardare anche i CD, soprattutto in un mercato che ad oggi è dominato dallo streaming.
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Ma cosa inquina di più tra vinili, CD e streaming?
I dischi in vinile sono fatti in PVC e sia il materiale utilizzato, che contiene sostanze cancerogene, sia il processo di produzione è considerato poco sostenibile per diverse ragioni. In primo luogo gli impianti industriali e le macchine utilizzare nella maggior parte dei casi sono datati, le tecnologie utilizzate non si sono evolute e non sono state neanche adottate delle misure per limitare l’impatto ambientale del processo di produzione e delle industrie. Da un’indagine condotta da Greenpeace sulla SCG Chemicals Public Company Limited (TPC), un’azienda thailandese con sede a Bangkok che produce plastica e da cui proviene la maggior parte del PVC utilizzato dai produttori di vinili statunitensi, è emerso che l’azienda avrebbe riversato ripetutamente, fin dagli anni ‘90, gli scarti inquinanti derivati dalla produzione dei vinili nelle acque del fiume Chao Phraya. Nel 2000 l’azienda statunitense nota come Keysor-Century Corporation è stata multata per più di 4 milioni di dollari perché accusata di aver contaminato il fiume Santa Clara con acque di scarto tossiche e aver esposto i lavoratori a esalazioni tossiche. È vero che i dischi in vinile sono in grado di resistere a lungo nel tempo ma smaltirli o riciclarli è complesso perché questi contengono anche un materiale tossico, il cloruro. Sharon George, esperta di ambiente e sostenibilità e docente presso l’Università di Keele ha spiegato alla BCC che l’unica soluzione è depositarlo in una discarica o sottoporlo a un processo di incenerimento. Proprio perché la produzione di vinili non è sostenibile e riciclarli non è così semplice nel 2019 il cantautore inglese Nick Mulvey ha pensato di pubblicare il brano In the Anthropocene su un vinile realizzato con plastica riciclata e recuperata dagli oceani. In Olanda otto aziende si sono unite nella realizzazione del progetto Green Vinyl Records che si impegna per rendere il processo di produzione di dischi in vinile più sostenibile. Queste aziende hanno deciso di sostituire il PVC con altri materiali riciclabili determinando anche un risparmio energetico del 60% e una riduzione dei rifiuti. Il loro obiettivo è quello di ottenere un prodotto che sia uguale, soprattutto dal punto di vista della qualità del suono, ai normali dischi in vinile.
I CD sono fatti invece di policarbonato e alluminio e questi materiali di per sé avrebbero un impatto ambientale inferiore rispetto al PVC ma anche in questo caso il problema è riciclarlo: i materiali misti sono difficili da separare e i costi sarebbero troppo alti. Anche le custodie dei CD, in policarbonato, non sono del tutto riciclabili. Inoltre, i CD sono meno resistenti dei vinili, per questo capita che si rompano o danneggino più facilmente e che finiscano in discarica.
I dischi in vinile, le cassette e i CD sono stati prodotti e distribuiti in grandi quantità e ogni volta che un nuovo formato sostituiva il precedente, quest’ultimo smetteva di essere utilizzato e quindi, in molti casi, buttato via. Lo streaming potrebbe sembrare una soluzione ma non lo è affatto, perché è altamente inquinante: è vero che i singoli file audio digitali consumano meno energia rispetto ai formati che li hanno preceduti, ma l’utilizzo frequente e prolungato dei servizi streaming produce una grande quantità di emissioni equivalenti di gas serra. Secondo alcune stime la quantità di questi emissioni è pari a 200 milioni di chili l’anno a partire dal 2015, mentre altre parlano di 350 milioni di chili all’anno. Inoltre, anche la produzione e il consumo di energia dei dispositivi che si utilizzano per accedere ai servizi in streaming ha un impatto ambientale notevole.