La Rai teme la voragine in bilancio dopo lo sbarco della pubblicità su Netflix

Viale Mazzini ha stimato una possibile perdita di 93 milioni di ricavi in tre anni

15/10/2022 di Redazione

La pubblicità che, ormai, sbarcherà su Netflix a partire dal 3 novembre (con un prezzo decisamente vantaggioso per gli abbonati, che vedranno scendere i costi mensili dell’abbonamento base) potrà avere un effetto a cascata anche sulla Rai? Molto probabilmente sì, secondo i conti che – dalle parti di Viale Mazzini – ormai si fanno in maniera frenetica. Il buco nei prossimi tre anni, anche a causa dell’aumento della concorrenza degli OTT nel settore della pubblicità, potrebbe essere vicino ai 100 milioni di euro in tre anni (93 milioni di euro, nello specifico). Cifre che fanno rizzare le antenne e che potrebbero mettere a rischio grandi produzioni del servizio pubblico. Non possono passare inosservate, a questo proposito, le dichiarazioni del sindaco di Sanremo che ha detto che – in caso di proposte più ricche – è possibile valutare la concessione in esclusiva del Festival ad altre emittenti. E lo streaming – così come è avvenuto nel settore dello sport – sembra essere l’indiziato principale per poter avviare la competizione. Ma restiamo sul tema della pubblicità su Netflix e della concorrenza con la Rai.

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Pubblicità su Netflix, la concorrenza alla Rai che potrebbe pesare parecchio

Possibile che la diminuzione dell’abbonamento mensile di Netflix possa portare, in Italia, a una crescita significativa della platea degli utenti dell’OTT (attualmente, si attesta intorno ai 5 milioni di spettatori, che potrebbero passare a 8 milioni in breve tempo). Chiaramente, una disponibilità più ampia di utenza sulla piattaforma attirerebbe gli investitori pubblicitari in maniera significativa, soprattutto per le fasce di pubblico altamente profilate che l’OTT garantirebbe rispetto alla televisione pubblica generalista.

Ma Netflix non è l’unica piattaforma che si è detta pronta ad accogliere investimenti pubblicitari. E dunque il mercato dello streaming si pone sempre di più in concorrenza – sulla raccolta della pubblicità – per quanto riguarda le emittenti tradizionali (che, tra le altre cose, dovranno fare i conti anche con un restringimento delle maglie delle regole europee che limiteranno la trasmissione di annunci pubblicitari nell’arco della fascia giornaliera). Emittenti tradizionali che potrebbero arrivare a perdite significative di investitori. In un momento, dunque, che si annuncia essere particolarmente difficile, quale sarà l’offerta della Rai nei prossimi tre anni? Come farà fronte alla perdita dei ricavi pubblicitari stimati? Esisterà ancora, nell’arco di questa legislatura, il servizio pubblico a cui eravamo abituati?

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