Di Maio sul caso La Stampa: «Rispediamo al mittente provocazioni russe contro i media italiani»

È la risposta del ministro degli Esteri dopo l'archiviazione della querela presentata dall'ambasciatore russo contro il quotidiano italiano per l'articolo di Domenico Quirico

13/06/2022 di Redazione

Anche dopo la decisione del gip di Torino di archiviare la querela presentata dall’ambasciatore russo in Italia Razov nei confronti del quotidiano La Stampa per un articolo firmato da Domenico Quirico in cui i diplomatici russi chiedevano chiarezza sul titolo Se l’unica soluzione è uccidere il tiranno, ravvisando in queste parole un invito ad assassinare Vladimir Putin per mettere fine all’invasione dell’Ucraina, continuano le polemiche. Polemiche che arrivano fino ai massimi livelli della diplomazia italiana, con le parole di Luigi Di Maio sulle provocazioni di Razov nei confronti dei media italiani.

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Provocazioni Razov contro la stampa italiana, le parole di Di Maio

«La Stampa sta informando il Paese – dichiara Di Maio -, anche con giornalisti sul campo che rischiano la vita, e sta raccontando le atrocità di una guerra che Putin sta portando avanti senza scrupoli. La Stampa sta descrivendo senza censure e senza storture le crudeltà commesse dall’esercito russo in Ucraina. Questa è libertà, questa è democrazia, questo è giornalismo. Qualsiasi provocazione rivolta ai media italiani è da rispedire al mittente». Di Maio ha poi proseguito spiegando che l’Italia non accetta lezioni di giornalismo dalla Russia e che non saranno tollerati altri attacchi alla professionalità dei giornalisti italiani.

Razov aveva annunciato la querela a La Stampa con una conferenza stampa davanti a Piazzale Clodio. Era stato sollevato un clamore mediatico molto acceso, erano stati alimentati ampi dibattiti sul tema e si era fatto presente che la Federazione Russa non sarebbe potuta essere l’arbitro relativo alla libertà di stampa di un Paese come l’Italia. Tanto più che l’articolo de La Stampa non aveva alcuna intenzione di auspicare la morte di Putin: anzi, lo stesso Domenico Quirico aveva successivamente spiegato che, per lui, questo tipo di soluzione – circolata in alcuni ambienti di cui il giornalista aveva dato conto – non era affatto la più percorribile. Una ricostruzione che la procura di Torino e il gip hanno confermato.

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