Gabrielli declassifica il rapporto della «lista del Corriere». E dice che il governo non vuole limitare il diritto all’informazione

Svelato il documento alla base dell'articolo della testata milanese sui filo-putiniani in Italia

10/06/2022 di Redazione

Una lettura pubblica del documento, stilato dal tavolo coordinato da Dis, che è stato alla base dell’articolo del Corriere della Sera che ha presentato, con tanto di fotografie, una presunta lista di persone che, comparendo sui media italiani, avrebbero delle simpatie filo-russe. Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, sta spiegando in queste ore perché il documento stesso verrà declassificato. «Il perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente) – scrive Gabrielli in una nota -, mi ha convinto a chiedere al Dis di declassificare il tanto evocato ed equivocato Bollettino sulla disinformazione che avrebbe ispirato il noto articolo apparso sul Corriere della Sera». Il sottosegretario ha specificato ulteriormente tutto questo in una conferenza stampa da remoto (è positivo al Covid).

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Documento declassificato da Gabrielli: «Nessun dossieraggio dell’intelligence»

Secondo Gabrielli, la compilazione di questo bollettino è stata demandata a un tavolo tecnico che opera dal 2019 e che, soltanto nell’ultimo periodo, ha aggiunto posti per Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Mise, Agenzia per la cybersicurezza nazionale e Agcom. Questo bollettino sarebbe stato alla base dell’articolo delle polemiche pubblicato dal Corriere della Sera, per il quale si sono sollevate proteste sia da parte dell’opinione pubblica, sia da parte dei diretti interessati – tra cui il docente della Luiss Alessandro Orsini -, che si sono detti pronti a querelare il Corriere della Sera.

Gabrielli ha anche detto che la diffusione di questo bollettino è stato un atto molto serio: «C’è stata una mano solerte – ha spiegato – non esiste nessun Grande Fratello o Spectre, non si investiga su opinioni. In ogni caso – ha avuto modo di precisare – alcune insinuazioni lesive della storia di chi cerca di servire il Paese. La disinformazione fa parte del meccanismo della minaccia ibrida».

Tuttavia, il problema – emerso durante il dibattito – non si è limitato esclusivamente a questo: qualcuno ha immaginato che l’azione del tavolo tecnico coordinato dal Dis fosse stato alimentato dal governo italiano, intenzionato a colpire opinionisti contrari alla propria linea rispetto alla guerra in Ucraina. Anche su questo aspetto, Franco Gabrielli è intervenuto: «Auspico – conclude – che la sua lettura integrale, al di là di strumentali veicolazioni parziali, faccia comprendere la reale finalità della sua collazione, in linea con le sollecitazioni dell’Unione Europea, da ultimo con la decisione del Parlamento Europeo del marzo scorso, e porti alla definitiva cessazione di ogni infamante sospetto sull’attività dell’Intelligence nazionale o su fantomatici indirizzi governativi volti a limitare il diritto di informazione, da me, in più circostanze, evocato come vero ed efficace antidoto alla disinformazione».

Foto IPP/Felice De Martino – Napoli

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