Martedì sapremo se sarà prorogato lo stato d’emergenza in Italia

«Martedì ci sarà, in Parlamento, un voto su questo», sullo stato di emergenza. Lo ha detto il Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, rispondendo ai cronisti del Tg5 che le chiedevano dell’intenzione del governo di procedere alla proroga di sei mesi dello stato di emergenza per la diffusione del Covid 19. Le parole della Casellati arrivano all’indomani di quelle del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che aveva lasciato intendere – salvo poi correggersi in parte – di voler prorogare lo stato d’emergenza in Italia fino al prossimo 31 dicembre. In Parlamento, martedì 14 luglio 2020, sono previste le comunicazioni del ministro della Salute Roberto Speranza sull’emergenza Covid alle Camere. Essendo comunicazioni, è previsto, quindi, un voto su eventuali risoluzioni e non è escluso che sia l’occasione in cui le forze politiche chiedano di esprimersi sull’ipotesi del prolungamento dello stato di emergenza.

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Conte: «Ragionevolmente lo stato d’emergenza sarà prorogato»

Il premier Giuseppe Conte, a margine del test di sollevamento delle paratoie del Mose a Venezia, aveva detto ieri che «ragionevolmente ci sono le condizioni per proseguire lo stato di emergenza per il coronavirus dopo il 31 luglio. Lo stato di emergenza serve per tenere sotto controllo il virus. Non è stato ancora deciso tutto, ma ragionevolmente si andrà in questa direzione». Affermazioni che poi erano state parzialmente corrette in serata, quando il premier – volato in Olanda per un incontro con il presidente Mark Rutte – ha tenuto a precisare di «non aver detto oggi che il Governo ha deciso di prorogare lo stato d’emergenza. Ho anticipato quella che potrebbe essere una proposta che valuteremo tutti insieme. Questa proposta non significherebbe che la curva epidemiologica ci sta sfuggendo dal controllo, ma piuttosto ci consentirebbe di continuare a monitorare la curva epidemiologica e intervenire laddove necessario». Basterà aspettare fino a martedì: qualche giorno e sapremo – tra le altre cose – se dovremo e potremo continuare a lavorare in smart working.

 

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